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30 Days Writing Challenge – 5
Mi tocca quindi recuperare oggi il day mancato della Challenge di scrittura. Bambina cattiva. E per farmi perdonare direi che a sto giro sarò veramente breve.
Giorno 5: Elenca 5 luoghi che vorresti visitare.
Solo 5? Ma stiamo scherzando? Siete delle brutte persone. Limitate. Ecco cosa siete. Solo 5 luoghi in un mondo intero.
Ho promesso che sarò breve, e lo sarò per davvero! Solo che, e lo dico parlando seriamente, per me che vorrei riuscire a visitare tutto il mondo prima di esalare il mio ultimo respiro scegliere solo 5 luoghi lo trovo davvero limitante. Ma le regole sono regole, e chi sono io per ingrangerle?
• California
Possibilmente senza ritrovarmi a fare la fine di Marissa Cooper, grazie.
• Giappone
• Australia
• Thailandia
Prima di morire devo vedere l’Aurola Boreale.
Più breve, non potevo.
30 Days Writing Challenge – 1
Non assicuro nè a voi nè a me stessa che i days avranno risposta giornalmente, ma prometto assoluta sincerità nello svolgere il compitino giornalmente assegnato.
3 – La mia Famiglia.
Se viaggiare fosse gratuito, state sicuri che non mi vedreste più.
Soldi e ferie permettendo, girerei per l’intero continente alla ricerca di non so neanche io cosa; odio preparare la valigia eppure sarei sempre pronta a farla se bastasse per ritrovarmi in luoghi lontani tra gente e culture diverse.
5 – Scrivere e sognare.
Davvero potete vivere senza tutto ciò?
Oh, mangiare mi piace assai.
E voi sapreste essere più bravi di me ad elencare 10 cose che vi rendono felici?
Perchè non provate a farlo nei commenti? potrebbe essere una cosa carina; sarei proprio curiosa di leggerle.
Missing…
I need to see you again!
Le domeniche a casa sono lente.
La domenica è uno di quei giorni in cui, soprattutto se sono a casa, mi sveglio già stanca; mi rigiro nel letto cercando il coraggio di abbandonarlo, mi lascio avvolgere dalle lenzuola come un caldo abbraccio, mi lascio coccolare dalla morbidezza dei cuscini abbandonandomi alla pigrizia che, lentamente, mi porge il suo buongiorno.
È uno di quei giorni in cui i pensieri scorrono lenti ed i movimenti ancor di più, uno di quei giorni in cui passo dal pigiama alla tuta, dal letto al divano…e poi, semplicemente, al contrario.
Uno di quei giorni in cui leggo, scrivo e inebetisco i neuroni tra serie Tv da recuperare e i programmi trash di Real Time [come fate a perdervi le trashate del Boss delle Cerimonie?].
Uno di quei giorni in cui, se sono a casa, resto un po’ spenta; aggiorno facebook senza leggere davvero cosa viene postato, rispondo ai messaggi con la velocità di un bradipo, ignoro gli stimoli fastidiosi.
E’ uno di quei giorni in cui faccio colazione col pranzo, merenda con le patatine e cena con la pizza senza sentirmi in colpa perché, in fondo, domani è lunedì e, sono certa che nessuno oserà obiettare, oggi posso concedermi di coccolarmi un pò.
Le domeniche a casa sono lente…ed io ancor di più.
Amara is coming!
Warning: questo post è stato scritto da una 15enne i cui feelings sono stati distrutti in malo modo non appena ha aperto gli occhi stamattina, il contenuto fortemente bimbominchioso potrebbe danneggiare gravemente alla salute dei vostri neuroni.
La verità è che oggi vorrei avere davvero 15 anni per potermi sentire in pieno diritto di dare vita alla mia disperazione interiore, invece di essere dinanzi a questo computer persa nei meandri dei miei pensieri a fissare un disegno da completare e una pratica da terminare fingendo, probabilmente neanche in maniera magistrale, che me ne importi un fico secco dello spessore delle linee.
Non è stato il suono della sveglia a destarmi questa mattina, ero ancora beatamente cullata dalle braccia di Morfeo quando una spiacevole sensazione si è attanagliata, come un gatto aggrappato ai maroni, al mio stomaco; probabilmente mangiare patatine gusto barbecue di sera non è stata esattamente una furbata o, e di questo ne sono convinta, il mio stomaco aveva avvertito prima di me l’aria nefasta che avrebbe tirato questa mattina.
Troppi messaggi su whatsapp al mattino, a meno che non ci sia stato Dancing with the stars la notte precedente, non sono mai un buon presagio; ancor prima di aprire tutte le notifiche che stavano facendo impazzire il mio telefono ne avevo la piena consapevolezza: era giunto il momento.
La me 30enne è scappata in un angolo a nascondersi per l’imbarazzo delle parole che la me 15enne sente il bisogno disperato di mettere nero su bianco.
E’ INCINTO!!! Ok, tecnicamente è lei a portare in grembo un piccolo mostro, ma LUI ASPETTA UN BAMBINO!
Respira, respira….respira un cazzo!
Per una tragedia del genere minimo, e sottolineo minimo, avrebbero dovuto concedermi una settimana di ferie, riempirmi di barattoli di gelato e, non siamo avari, di Nutella su cui riversare la mia disperazione; dovrei avere il diritto di passare la giornata sotto il piumone, che visto che fuori piove non sarebbe poi tanto male, a guardare live dei suoi concerti quando la sua mano non era inquinata da quell’anello sul dito e non esisteva nessuna pagnotta in forno da aspettare. Dovrei avere il sacrosanto diritto di prendere a pugni tutti qualcuno, scaricare il nervoso facendo shopping senza sentirmi in colpa per i soldi spesi; dovrei stare a telefono a piangere con le mie amiche 15enni sentendo il nostro perfetto mondo di fantasia sgretolarsi sotto i piedi.E’ INCINTO!!!
Siamo seri è come se di colpo vi dicessero che Ken avesse ingravidato Barbie: assurdo!!!
E’ come se vi dicessero che domattina un’invasione di Mini Pony malvagi distruggerà la terra a colpi di arcobaleni: un abominio!!!
E’ come se vi dicessero che la fine del mondo è vicina, perché, credetemi, è la cosa più plausibile che accada arrivati a questo punto della storia.
Tralasciando il fatto che forse, e sottolineo forse, io stia leggermente, proprio poco, esagerando con la mia reazione a questa nefasta notizia; voglio poter essere libera di sentirmi disperata ed esigo silenzio da parte di chi non sente di condividere queste mie sensazioni. Oggi pretendo rispetto per il mio dolore, voglio sentirmi 15enne e il mondo deve lasciarmelo fare…in silenzio.Che poi l’arrivo di un bambino è sempre una cosa bella, in linea teorica, ma non in questo caso, non quando sembra essere arrivato lo strillone del paese ad urlarti nell’orecchio: è ora di crescere; non quando è il tuo sogno adolescenziale a diventare papà. Non può essere vero, uccidetemi. Non quando tutti i presagi sembrano annunciare la venuta di Amara, la succhia-anime a tradimento [e chi guarda Supernatural può capire cosa io intenta con ciò].Oggi è un giorno strano, di questo ne sono convinta.
Svegliarsi in questo modo dovrebbe essere illegale, leggere queste notizie dovrebbe esserlo. Ho aperto gli occhi su un mondo differente, e la consapevolezza che non basterà chiuderli per tornare alla realtà perfetta rende tutto molto triste.Dovrei concentrarmi sulle cose da fare, la me 30enne reclama invano attenzioni che oggi non avrà; voglio crogiolarmi nei miei feelings infranti per tutto il giorno continuando a visionare scenari apocalittici nella mia mente, voglio leccare le ferite del mio piccolo cuoricino infranto.
Voglio avere il diritto di essere di cattivo umore, senza dover chiedere scusa per esso.
È INCINTO! NICK CARTER È INCINTO!
E io voglio sentirmi triste come se non ci fosse un domani perché la prima cosa che ho letto stamane è stata questa e, nonostante tutto, non sono potuta tornare a letto e fingere che questo giorno non sia mai esistito perché, per quanto la voce della me 15enne sia estremamente alta in questa giornata, ho dovuto indossare i miei vestiti da 30enne e andare a lavoro.
Ditemi se questa non è cattiveria.
Guardarsi indietro fa bene!
Non ho idea del perché io sia finita sul tuo profilo Facebook, probabilmente, in questi giorni di confusione emotiva in cui il pulsante rabbia della mia mente deve essersi bloccato, avevo bisogno di ricordarmi quale fosse stato il punto di svolta della mia vita.Forse era solo semplice curiosità, sapere che fine avessi fatto Tu, sapere come era andata avanti la tua vita senza me…chiedermi se di quella vita avrei voluto farne ancora parte.
Si dice che il miglior modo per andare avanti sia non voltarsi mai indietro: stronzate!
Stamane mentre mi maledicevo me stessa per non essermi ricordata di aver cambiato telefono e aver provveduto, di conseguenza, a silenziare le notifiche domenicali e imprecavo contro chi di domenica mattina scrive su whatsapp invece di dormire, mi sono concessa di guardare indietro.
Mi sono concessa di immaginare che quel giorno di ormai tanto tempo fa le cose fossero andate diversamente, che tutte le volte successive siano andate in modo diverso, che di colpo non mi sia trovata a dover pensare ad una me 2.0, una me senza te. Mi sono immaginata ad ascoltare musica di merda solo per compiacere te e i tuoi stupidi amici, a ridere al suono di battute che non mi hanno mai fatto ridere, a visitare i luoghi che avresti voluto tu, a recitare la parte della ragazzina perfetta e viziata che riempivi di regali, ad essere l’unico puntino rosa in un ammasso di nero informe!
Ho osservato le tue foto, i tuoi post idioti su Facebook, i commenti dementi della gente che frequenti e ho capito che guardare indietro era la cosa migliore che io potessi fare starmene!
Mentre scrivo questo post ascolto delle lagnose canzoni dei Backstreet Boys e sorrido pensando al futuro, sorrido pensando a tutte le cose che ho fatto da quel giorno in cui credevo di aver perso il mio mondo, quel giorno in cui pensavo di aver perso me.
Sorrido pensando ai traguardi che ho raggiunto, ai sogni che ho realizzato, ai posti che ho visitato, alle persone che ho incontrato. Sorrido alla forza che ho trovato in me stessa, al coraggio di cambiare e ripartire da zero. Sorrido all’immagine sbiadita che stamane si era materializzata nella mia mente e al senso di oppressione che l’aveva accompagnata; sorrido a tutto quello che poteva essere e che, per fortuna, non è stato.
Sorrido alla gabbia dorata che ho intravisto stamane…
…sorrido perché ne sono fuori.
Cambio di stagione emozionale
Finchè arriverà il mio momento
Stammi accanto
Col pensiero tu, tu stammi accanto
Sole spento
Tu sei dentro di me
È arrivato l’Autunno, me ne devo fare una ragione!
Stamane, quando ho aperto gli occhi al suono insistente della sveglia [devo decidermi a cambiare canzone], un’ondata di grigiume ha invaso i miei occhi e condizionato il mio umore ancor prima che il mio piede toccasse terra.
Ero ancora aggrovigliata tra lenzuolo e copertina quando un velo di malinconia ha avvolto la mia essenza. È arrivato l’Autunno ed, inesorabilmente, si avvicina il momento del cambio di stagione e io odio questo periodo dell’anno; non sto parlando meramente del cambio che, non appena troverò il coraggio di affrontare quel buco nero chiamato armadio, interesserà il mio vestiario [per quello mi sono già attrezzata comprando nuovi indumenti che diverranno a breve indispensabili se non voglio gelare causa eccesso di pigrizia] quello che più mi angoscia è il cambio di stagione emozionale.
Rientro nella categoria di persone che necessita di vedere il sole fuori per sentir brillare il proprio sole dentro; le giornate grigie prendono le mie emozioni e gli fanno fare un giro in una tinozza piena di candeggina, le privano di ogni colore restituendomi un miscuglio informe di grigiume privo di senso e di sapore.
Non ho voglia di ridere ma non ho voglia di piangere…semplicemente non ho voglia.
Non potrei esprimere meglio le sensazioni di questa giornata mentre i pensieri continuano ad inciampare! Ho ripiegato la leggerezza dei pensieri estivi, il calore delle risate e l’allegria dei giorni di sole; li ho stipati in un angolo della mia mente e li osservo malinconica mentre capisco che collocazione dargli per questa nuova stagione. Insomma, non credo sia il caso di posarli in un angolo nascosto del mio armadio emozionale, potrei sistemarli in un luogo sicuro facilmente raggiungibile della mia mente quando il grigiume di questo periodo invernale diverrà troppo pesante.
Oggi piove;
ma domani,magari,tornerà il sole.
Ma davvero domani è già lunedi???
Deve essere uno scherzo, un brutto scherzo; il weekend non può essere già quasi finito…domani non può essere davvero già lunedì.
Vorrei esprimere il concetto in maniera forbita ma la verità è che, in questo momento, vorrei solo iniziare a sbattere i piedi per terra e frignare: domani non voglio andare a scuola.
Hey, lo so che non devo andare a scuola domani, ma non è forse la stessa cosa? Non provi la stessa angoscia quando ti metti a letto la domenica sera e ti assale la consapevolezza che l’indomani sia lunedì.
Io odio il lunedì.
Insieme.
Il crepitio del camino riempiva l’enorme salone ben arredato dai toni caldi, tutto in quella stanza suggeriva che il Natale era ormai alle porta, fiori e ghirlande ornavano fieri i mobili in noce che lei stessa aveva scelto, candele dorate illuminavano il focolare in marmo che lui aveva fortemente voluto, dolci melodie di voci bianche riempivano l’aria. Tutto era in festa, come il suo cuore che scoppiava della gioia riflessa delle risate del suo piccolo angelo. Risate e urla riempivano la stanza, coloravano di sorrisi i loro volti, stretti nella morsa di quell’amore che li teneva al sicuro da tutto e da tutti. Non era stato facile affrontare le conseguenze della loro scelta d’amore, ma insieme ci erano riusciti. Insieme. Esattamente come si erano ripromessi quel giorno tra le lacrime mentre disperata lei cercava di allontanarlo dalla sua vita. Insieme. Come nelle più belle favole mai scritte. Osservava il suo piccolo diavoletto biondo correre per la stanza cantando a squarciagola canzoni natalizie, utilizzando gli addobbi natalizi come palline di baseball per colpire il suo papà, le risate divertite di Chris per ogni vaso salvato per miracolo sotto il suo sguardo fintamente severo. L’enorme albero di natale dominava l’intero spazio pronto ad accogliere la moltitudine di pacchettini regalo che, come ogni anno come tradizione, lo avrebbero invaso; le lucine colorate illuminavano a festa la stanza risplendendo nella lucentezza dei loro occhi innamorati.
“Manca solo l’angioletto in cima.”
Chris aveva baciato con dolcezza le sue labbra carezzandole il viso, il volto soddisfatto della sua opera, la stessa espressione di suo figlio. Identici. Christian aveva ridacchiato come ogni volta che vedeva i suoi genitori scambiarsi teneri gesti d’amore, si era stretto alle sue gambe, forte, quasi fino a farle perdere l’equilibrio e l’aveva fissata con i suoi occhi profondi. I suoi occhi.
“Posso mettere io l’angioletto quest’anno?”
Si era morso le labbra speranzoso mentre aveva visto spuntarle un sorriso materno sul viso.
“Che dici, papà, è stato abbastanza bravo ad aiutarti?”
Chris aveva intrecciato le braccia pensieroso, un espressione seria sul viso, la mano ad accarezzare il mento con fare meditabondo.
“Ti prego, papà, dai. Dai. Dai.”
Aveva visto il suo bambino volare tra le braccia del suo compagno. Suo marito. Le loro risate argentee si erano fuse nell’aria creando una dolce armonia per le sue orecchie, il cuore le scoppiava di gioia. Era quello il più bel regalo di Natale che avesse mai potuto desiderare.
“Certo, campione. L’angioletto è tutto tuo.”
Osservava gli uomini della sua vita intenti a sistemare l’angioletto dorato in cima a quell’albero davvero forse troppo grande anche per casa loro, le gambe del piccolo Christian penzoloni sul petto di Chris mentre, seduto sulle sue spalle, si allungava quanto più poteva verso la cima ancora troppo distante.
“ Mamma, non restare imbambolata, vieni ad aiutarci.”
Christian l’aveva tirata di scatto stringendola forte a se. Avevano sistemato l’angioletto rompendo qualche pallina di troppo, ma non importava a nessuno. Erano felici. Erano insieme.
Gli oltre 30 gradi che ci sono in questo momento mi hanno fatto venir voglia di tirar fuori una storia natalizia, una scena…un momento rubato alle vite di Christian e Desy.
Se volete leggere di più di loro [e vi consiglio di farlo] dovreste darmi fiducia,
spendere 2,99 euro [che non sono poi così tanti] ed acquistare il mio ebook su Amazon: Eclisse.
In fondo tutti abbiamo bisogno di qualcuno che inizi a credere in noi.