Pensieri Sparsi

Tutta colpa della carbonara!


Chi mi conosce sa bene quanto io ami mangiare e, allo stesso tempo, quanto sia difficile per me trovare qualcosa che non mi faccia storcere il naso perché non mi piace. 

Ed è proprio in questo modo che, in fin dei conti, affronto la vita.

Non mi ero resa conto di mancare così tanto da questo posto, di non avere preso una pausa da tutto per incontrare i miei pensieri da così tanti mesi. Neanche negli anni più impegnativi era capitata una cosa del genere…e adesso sono tornata qui per scrivere un post sulla pasta. Potrebbe sembrare bislacco e poco sensato, ma in realtà non lo è. Sono tornata qui perché è in questo posto che iniziano e finiscono le cose, spesso anche solo un semplice viaggio: finisce davvero quando le mie parole hanno trovato posto su questo foglio bianco. E anche questo viaggio è giunto alla fine.

È assurdo come ricordi l’istante esatto in cui tutto ha avuto iniziato; se fosse uno sciocco romanzo rosa questo sarebbe il momento esatto in cui il cuore della protagonista ha perso un battito. Non lo avevo capito e forse è stato un bene così. Non credo che nella vita reale esista una colonna sonora che accompagna le scene più salienti (probabilmente neanche la voce fuori campo che li racconta rendendo tutto dannatamente poetico) eppure adesso, nella mia memoria, non riesco a fare a meno di ricordare musica (e voce).
Sarà un inizio di pazzia? Probabilmente si. O forse è solo un eccesso di lucidità.

È Instagram è correre in soccorso della mia memoria: una storia archiviata ormai oltre due anni fa, il chiaro segno che qualcosa era successo quel giorno. Che roba da sfigata. Ci sono momenti che ci toccano più di quanto noi stesse possiamo immaginare. Un piccolo fiore. Un gesto stupido che aveva rubato 15 secondi di tempo su uno dei miei social, un frammento di spazio nei miei pensieri.

Chiudo gli occhi per un solo istante mentre la voce di Adele accompagna le immagini sbiadite che si susseguono nella mia testa: il suono della mia risata che diviene sempre un po’ più forte, l’acidità delle mie parole che si scontra con il sorriso da ebete e gli occhi a forma di cuore, il calore di un abbraccio, la dolcezza di un bacio, le lacrime di un addio…e poi di un altro…e di un altro ancora…come se fossimo persi in un infinito loop, incapaci di trovare la via d’uscita.

 Si dice che quando finisce una storia d’amore sia solo uno dei due a soffrire: questa non era una storia…e l’amore è un’altra cosa. Ad essere onesta, avrei anche da ridire sul termine sofferenza. Una triste malinconia che ti attanaglia l’anima. Probabilmente in questo modo riuscirei a spiegare quella sensazione che si è impossessata della mia essenza. La certezza di non essere capita. Quello che accompagna ogni mio pensiero. La solitudine della mente. Quando sento che a nessuno interessi davvero il piccolo inferno che sto attraversando. L’arroganza di potercela fare da sola.

Ci sono principesse che non hanno ancora trovato il proprio principe azzurro, quelle che sono diventate guerriere perché, nonostante i vestiti rosa e nastrini sfavillanti, non hanno potuto rinunciare ad indossare un’armatura. Sono quelle che si sono lasciate rapire dal pirata non per ingenuità ma perché posso scegliere anche io di divertirmi senza costruire il castello in cui vivere. Sono quelle che hanno iniziato a giocare, ricordando bene le regole da seguire: poche ma essenziali.

A chi sono davvero piaciute le regole? Possiamo smettere di essere ipocriti almeno per un istante ed ammettere che non c’è alcun segno di debolezza nell’infrangere una regola? Neanche se era la più importante di tutte?
Parole. Risate. Abbracci. Lacrime. Qualcosa che non era mai iniziato, è finito. E ancora parole. Sospiri. Una lenta agonia: tenera dolcezza intrecciata ad una logorante malinconia. Come la spieghi questa sensazione se continui a non dargli una definizione?


Semplicemente non la spieghi. Ti limiti a viverla attendendo che la tempesta passi, esattamente così come è arrivata; aspetti che torni la quiete, quel torpore da cui finalmente ti eri risvegliata…e ti chiedi come sarà. Non è cambiato nulla, eppure è cambiato tutto. Sei cambiata tu. Sei tornata umana, forse anche più di quanto fossi mai stata. Ma a nessuno sembra interessare, nessuno riesce a vedere che non sai più come si fa. Nessuno vuole andare oltre la bugia che racconti da così tanto tempo che hai finito per convincere anche te stessa. Sto bene.

Il più grande errore dei nostri giorni, a mio avviso, è proprio questo: credere che se non si sta male, semplicemente si stia bene. Vorrei fosse così immediato e logico. Eppure non è così, almeno per me. Semplicemente stai. Bloccata in un limbo da cui sai che puoi uscire, forse non ne hai ancora voglia; ferma tra quello che vorresti e quello che hai perso; sospesa tra le mille parole che non ti concedi di pronunciare.

Non sorridi più se non ne hai voglia, non fingi interesse per ciò che non ti interessa ascoltare, non ti costringi ad un’empatia di cui ne hai le scatole piene. Vai avanti e aspetti semplicemente che passi. Tutto passa. E’ solo questione di tempo, solo questione di volontà. Bisogna solo saper aspettare, forse non avere fretta e lasciare che tutto scorra…tutto torni normale.

Tutta colpa della carbonara. 

Di quel piatto solo tuo, perché tu la mangi così. Perchè tu sei diversa anche in questo. 

Pensieri Sparsi

Non mi va.


Ma esattamente cosa non mi va? Perché non basta dire che non mi va?
Non mi va di non essere più padrona delle mie emozioni, di lasciare che stupide sensazioni infantili condizionino il mio presente.
Non mi va di avere lo stomaco in subbuglio e sentire il nervosismo che mi contorce le viscere dall’interno.
Non mi va di sorridere ad uno stupido messaggio.
Non mi va di restare incastrata nei miei pensieri quando quei pensieri non sono io a gestirli.
Non mi va di ascoltare le storie degli altri quando vogliono solo vomitarmi addosso i loro problemi.
Non mi va di raccontare cosa mi passa per la testa, tanto nessuno ascolta davvero.

Non mi va di sentirmi così stanca di chi mi circonda da non aver voglia di motivare le mie azioni.
Non mi va di sentirmi triste perché non sono triste come avrei immaginato.
Non mi va di sentirmi assente. Fintamente problematica. Fintamente serena.
Non mi va di sentire niente.  

Non mi va di chiedere come stai? Non mi va di raccontare come sto.
Non mi va di preoccuparmi per quanto potrebbe succedere.
Non mi va di ascoltare. Si già l’ho detto ma credo sia importante ribadirlo.
Non mi va di esserci per nessuno.

…in realtà non mi va.
OK!

Pensieri Sparsi

Vorrei spiegare che…


Quando due anni fa ho dato vita a questo spazio avevo semplicemente bisogno di un nome da dargli, qualcosa che risuonasse a suo modo anche simpatico, decisamente che facesse capire che questo non era uno spazio in cui mi sarei presa troppo sul serio; probabilmente, anzi quasi sicuramente, non avevo in programma di vedere questo blog crescere e durare così a lungo secondo i miei standards precedenti. Pensieri Sparsi di Una Psicopatica mi era sembrata una scelta carina, forse non brillantissima ne originale, ma in un qualche modo aveva una connotazione simpatica. Non avrei mai immaginato che nel giro di due anni avrei iniziato a sentirmi davvero una Psicopatica.

Chi ha iniziato a seguire questo blog dall’inizio probabilmente nel leggere i post di questo ultimo periodo si starà chiedendo: ma chi diavolo sta scrivendo in questo spazio? Non era questo il blog che avevo iniziato a seguire? Che fine hanno fatto i post simpatici e sarcastici? Cosa dovrei condividere di sta mezza depressa?

Il vero problema è che sono sempre io. La simpatica ragazza che scriveva post idioti sull’organizzazione della Pasquetta o la fuga dall’imbarazzante momento del lancio del bouquet della sposa, quella sciocca adolescente che blaterava del suo amore per quello biondo dei Backstreet Boys e spendeva parole sui weekends passati con le amiche, la ragazza con il trolley fuxia sempre pronta a partire, quella con mille domande e gli occhi grandi per guardare il mondo. Sono sempre io…eppure non lo sono più.

La scelta di parlarvi a cuore aperto nasce da quella sensazione di aver deluso anche i lettori di questo mio spazio che ormai mi porto dentro da un pò, quella sensazione che ha reso i miei post sempre più sporadici, forse un tristi e magari anche noiosi; quella sensazione che mi fa sentire un bluff anche in questo mio spazio. Il motto spazio mio, pensieri miei, parole mie che è stato un pò il filo conduttore di questo mio mondo ha iniziato a perdere colore e valore nella mia testa. Scrivo per me, leggono loro…a chi interessano davvero le mie paure?

La vocina nella mia testa ha una sola risposta, è più o meno sempre la stessa per tutte le mie domande: a Nessuno. Alla vocina della mia testa non importa fare la vittima della situazione, non ha alcuna intenzione di rendersi protagonista della scena, osserva il mondo da un punto di vista esterno interno alla mia testa [lo so, questa è contorta come roba] e mi da quelle risposte che non sempre gli chiedo per davvero, mi racconta cosa che non sempre vorrei ascoltare. Mi parla di me come se fossi fuori di me. Perchè la gente dovrebbe leggere cosa ti passa per la testa?

La risposta è che davvero non lo so. La verità è che osservo il foglio bianco di fronte ai miei occhi, sospiro e mi chiedo quello che, come dicevo poc’anzi, forse vi state chiedendo anche voi: che cosa diavolo le è successo? Che fine ha fatto la leggerezza dei post che mi piaceva scrivere/leggere qui? Chi è costei e perchè riempie questo spazio con questo grigiume?

Sono io...e, non so se per onestà verso di voi o bisogno di tirare fuori quello che ho in testa, vorrei provare a raccontare parte del caos che mi è scoppiato in testa in questo periodo, quello che mi ha portato in quel vortice di silenzio di cui vi ho parlato. Vorrei provare a mettere nero su bianco tutto quel buio che mi sta avvolgendo l’anima in questi giorni rendendomi difficile il momento in cui devo abbandonare il mio letto al mattino, facendomi desiderare di tornare quanto prima in quel letto, togliendomi la voglia di parlare e di ascoltare, di interagire con il mondo. Vorrei raccontarvi del desiderio di sparire che ha accompagnato i miei pensieri, della forza che ho sentito pian piano abbandonare il mio corpo, della speranza e dei desideri che ho sentito affievolirsi nel mio cuore. Vorrei farvi fare un giro nella mia testa, ma probabilmente non sopravvivereste un solo giorno.

Vorrei spiegarvi che non è un capriccio il mio silenzio, ne uno stupido test per verificare chi resta quando sto male perchè, credetemi, pagherei oro per non sentirmi così; vorrei spiegarvi che il silenzio non era un piedistallo su cui mi sono posizionata per giudicare le azioni degli altri perchè gli altri neanche riuscivo a vederli in questa ultima settimana, perchè ogni messaggio a cui non ho risposto, ogni telefonata che ho ignorato, ogni persona da cui sono scappata era semplicemente un mio fallimento. L’ennesimo fallimento. Perchè, per quanto mi sforzassi, le parole non riuscivano a prendere forma, i pensieri non riuscivano a smettere di vorticare, le lacrime non riuscivano a smettere di scendere dai miei occhi. 

Non avevo più il controllo di me stessa, avete mai provato questa sensazione? Vi siete mai sentiti così persi da aver paura di non riuscire più a trovarvi? Avete mai avuto la sensazione di cadere in un tunnel senza fine? Un pò come trovarvi in un mare in burrasca, di colpo, dimenticare come si fa a nuotare e iniziare, violentemente, ad annegare.

Tu piuttosto anneghi invece di farti lanciare da qualcuno un salvagente. E se vuoi il salvagente rosa, non prederesti mai quello rosa.” 

Come lo spieghi che stai così male che il salvagente forse non lo vedi? O se lo vedi, davvero non riesci ad afferrarlo? Come lo spieghi che stai così male da non riuscire a gridare “Salvatemi”? Come lo spieghi che hai così paura di annegare che sei completamente paralizzata nel terrore di cosa ti riempie la testa in questo periodo? Come lo spieghi che ti andrebbe bene anche un salvagente color verde pisello se fosse in grado di salvarti da te stessa? Come lo spieghi che forse avresti bisogno di qualcuno che li sfondi i maledetti muri che ti stai creando intorno e non di qualcuno che li usi per darti addosso facendoti sentire in colpa perchè non sei in grado di chiedere aiuto?

Come lo spieghi che non stai chiedendo di essere capita, visto che a capirti non sei brava neanche più tu? Che chiedi di avere spazio, ma non hai mai chiesto di essere lasciata sola; che non hai mai bisogno di mille parole ma “Hey” non può essere assimilabile ad un tentativo di far sentire la propria presenza in alcun modo possibile ed immaginabile. Come lo spieghi che dopo una settimana di merda leggere frasi come “Preferisci credere che nessuno ti capisca piuttosto che ammettere che forse tu sbagli a trattare la gente” probabilmente non aiuta, soprattutto se tu l’unica cosa che hai fatto in stai giorni è stata proprio stare lontana dalla gente.


Probabilmente semplicemente tutto questo non lo spieghi. Sospiri, ti racconti che passerà e vai avanti. 





Pensieri Sparsi

Thirteen Reasons Why


Decidere di iniziare una nuova serie TV quando tutte quelle arretrate sono lì a puntare il dito contro di te ricordandoti l’impegno preso con loro ha un non so che di ribelle, un pò come avere la consapevolezza di avere del lavoro da finire e decidere di fregarsene altamente, prendere la macchina e passare del tempo al mare. La verità è che quel velo di triste malinconia che aleggiava intorno a Thirteen Reasons Why non avrebbe potuto in alcun modo lasciarmi indifferente, sopratutto in questo periodo della mia vita.
Non vi prometto che non ci saranno spoiler in questo mio pezzo, non sono brava ad arginare le mie parole, ne tanto meno ho alcuna intenzione di farlo, quindi se non lo avete visto ma avete voglia di farlo…beh potete sempre salvare il link del blog e ritornare quando parleremo la stessa lingua.

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Esattamente come Hannah Baker sento il bisogno di parlare, di raccontare, di dare voce a quello che ho dentro; non ho alcuna intenzione di suicidarmi, almeno su questo potete stare sereni. La verità è che, mentre tutti o quasi pensano che il suicidio sia la conseguenza di una sconfitta, la decisione di un vile che ha semplicemente smesso di lottare contro la vita, io continuo a vederci un atto di coraggio, sicuramente malato e/o non giustificabile, un atto disperato di chi, probabilmente troppo stanco di cosa continua ad offrirgli la vita, decide di affrontare la morte nella piena consapevolezza che per se stesso sarà dolorosa per un instante ma lascerà delle cicatrici profonde e sanguinanti nell’anima di chi, sopravvissuto a tale atto sconsiderato, dovrà fare fronte alla macabra realtà: potevo davvero fare qualcosa per evitarlo? Potevo io in qualche modo salvarla? sono stato io, anche solo in parte, artefice del suo destino?

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Siamo tutti un pò Hannah Baker dentro all’anima.
Lo siamo stati da adolescenti quando cercavamo di farci accettare dagli altri, quando tutto quello di cui avevamo bisogno era un’amica che fosse leale, che ci sostenesse nel bene e nel male, che ridesse e piangesse con noi, che semplicemente ci fosse in quegli anni che credevamo fossero i più duri. Poveri illusi.

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Siamo tutti un pò Hannah Baker dentro l’anima.
O quanto meno lo siamo stati quando abbiamo dato fiducia al ragazzetto che ha preso il nostro cuore e lo ha calpestato come fosse carta straccia, quando le attenzioni di quel ragazzo provocavano le invidie delle altre e le loro parole cattive riecheggiavano nei corridoi e nelle strade, quando il nostro nome era conosciuto anche quando noi non conoscevamo nessuno di chi osava pronunciarlo raccontando cose che risuonavano nuove anche a noi stessi.tumblr_onyzj9ekhf1sflf2eo7_r1_400

Siamo tutti un pò Hannah Baker dentro l’anima.
Lo siamo stati a quella festa in cui tutti erano un pò ubriachi e/o fatti e noi non sapevamo cosa fare, quando ci siamo ritrovati di fronte alla scelta di essere accettati dal gruppo ed essere come loro o dare ascolto alla nostra coscienza e continuare ad essere un outsider, la ragazzina perfettina un pò noiosetta che al massimo beve Coca Cola e non tocca una sigaretta neanche a pagarla oro, quella tanto timida da sembrare algida, distaccata dal mondo, persa nelle sue fantasie.
Lo siamo stati quando abbiamo organizzato feste fighe a casa semplicemente per creare una giusta immagine di noi stesse, per farci notare dal ragazzetto che sembra guardare tutte tranne te, per sentire il nostro nome associato a complimenti ridondanti che a diciassette anni ti fanno sentire semplicemente grande.

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Siamo tutti un pò Hannah Baker dentro l’anima.
Anche se non abbiamo più diciassette anni e non andiamo più al liceo; persi in quella solitudine paralizzante che ci rende fragili e vulnerabili, quel bisogno di essere capiti, di ricevere quella parola di conforto che sembra non arrivare mai. Siamo Hannah quando aspettiamo quel messaggio che non arriva, quando cerchiamo quell’amica che non ha più tempo per noi, quando il nostro mondo sembra crollare pezzo dopo pezzo e continuiamo a nasconderci dietro ad un finto sorriso, quando nessuno si rende conto della lotta che affrontiamo ogni giorno, delle ferite che ci lacerano l’anima, delle lacrime che rigano il nostro viso quando crediamo che nessuno ci stia guardando.

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Siamo Hannah quando mentiamo dicendo che va tutto bene, quando ascoltiamo i problemi degli altri senza assecondare il bisogno di urlare che ci dilania dall’interno; quando restiamo paralizzati cercando di ricordare quanto sia facile respirare, quando stringiamo le mani a pugno per smettere di farle tremare, quando mordiamo le labbra per bloccare le parole che temiamo possano uscire. Siamo Hannah quando teniamo insieme i pezzi di noi stesse con la colla e con lo scotch vivendo nella costante paura che le nostre crepe mostrino agli altri quanto siamo realmente danneggiate, quando ci perdiamo con lo sguardo fisso nel vuoto cercando di tenere il mondo fuori, o quanto meno di illuderci di poterlo fare, almeno per un pò, quanto basta per riuscire a far tornare il respiro regolare. Almeno per questa volta.tenor1

Siamo Hannah quando cerchiamo di apparire normali mentre affrontiamo le piccole battaglie di ogni giorno, quando ci nascondiamo dietro a grossi occhiali da sole nella speranza che non si noti quanto ci sentiamo perse nell’affrontare cose nuove, persone nuove, luoghi diversi da quelli familiari. Quando cerchiamo di essere easy nell’affrontare un nuovo lavoro, nuovi colleghi, nuove difficoltà ma in realtà la paura più grande resta quella di non piacere, di essere quella che parla troppo o troppo poco, quella che non sa stare al gioco o ci sta troppo facilmente. clay

Siamo Hannah quando ci sentiamo invisibili agli occhi del mondo, quando decidiamo di esserlo almeno per un poco, quando il nostro silenzio è pieno di parole che nessuno ha voglia di ascoltare, quando i pensieri fanno male e ogni battito del nostro cuore è una pugnalata in pieno petto. Quando siamo vivi fuori ma sempre più morti dentro!

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Siamo Hannah…sono Hannah.

Ogni giorno un poco in più, ma non mi basterebbero 7 musicassette per raccontarvi le ragioni per cui la vita proprio non ce la fa ad andare come vorrei, come in un mondo ideale dovrebbero andare, come semplicemente sarebbe giusto andasse. Almeno per un po’.13-reasons-why

Sono Hannah…eppure, in questo mondo dove ognuno di noi è sia vittima che carnefice, non posso negare di essere anche Justin, Jessica, Zach e Clay; e non potete farlo neanche voi. La verità è che nessuno sa cosa succede davvero nella vita di un altro e tu non saprai mai quanto i tuoi comportamenti incidono sulla vita degli altri. Chi di noi non ha mai mentito? Chi non ha mai ingigantito una storia semplicemente spinto da un desiderio di accettazione? Chi non ha alterato la realtà per salvare la propria di faccia senza pensare alle conseguenze? Chi non ha ceduto al richiamo dell’amore, al canto infame ed incantatore della gelosia, al dolce amaro sapore della vendetta? Chi non ha mai ignorato una richiesta d’aiuto perchè troppo preso dai propri pensieri, dai propri problemi, dalla propria vita?

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Chi di noi è davvero innocente? 

 

Pensieri Sparsi

E ci risiamo…domani è lunedì!


Qualcuno mi spieghi come sia possibile che le mie due settimane di ferie siano già finite? Eh? Non riesco proprio a capacitarmene, era appena ieri quando tra lacrime inaspettate ho vissuto il mio ultimo giorno di lavoro e mi apprestavo a stilare la lista di cose che avrei fatto nei successivi 15 giorni:


– Passare del tempo con me stessa;

– Fare shopping…tanto shopping…troppo shopping;

Smettere di essere una possibile candidata per il programma Sepolti in casa e riscoprire di avere, in fondo, una bella camera da letto;

– Iniziare a fare Cardio in maniera costante…o quanto meno iniziare a fare Cardio per far ricordare alle mie gambe che sono state create per muoversi e non per restare stese su una qualsiasi superficie anche solo potenzialmente orizzontale;


– Recuperare tutte le Serie TV arretrate e, magari, iniziarne qualcuna nuova perchè, si sa, non sono mai troppe;

– Andare al mare, sedermi in spiaggia e lasciarmi rapire dal suono delle onde;

– Andare a fare un giro a Napoli e mangiare un’ottima pizza a pranzo;

– Scrivere almeno un post al giorno sul mio blog;


– Imparare il nuovo programma di modellazione 3D;

– Iniziare a rendermi conto seriamente delle cose da prenotare e organizzare per il prossimo viaggio in programma;

– Telefonare a quelle amiche a cui avevo promesso quattro chiacchiere;

– Risolvere tutte quelle incombenze noiose che, normalmente, rimando al sabato per poi provare troppa noia per portarle davvero a termine;

– Passare un’intera giornata in tuta, senza trucco e senza indossare scarpe.


Sono passate le due settimane e non ho ancora cancellato tutte le voci della mia lista ma lascerò alla vostra immaginazione cosa io abbia fatto o meno; il punto è che il tempo è davvero volato e mi sconvolge il fatto che io ero convinta che prima o poi sarebbe sopraggiunta la noia a farmi desiderare di tornare ad una nuova routine. Illusa.


Domani è di nuovo lunedì…un nuovo lunedì.

E adesso che è sera, mentre osservo le cose preparate per domattina, l’ansia arriva a bussare con insistenza alla mia porta; domani sarà l’inizio di una nuova avventura: nuovo lavoro, nuovo ufficio, nuovi colleghi….e, al momento, nuove paure. In altri tempi avrei passato il pomeriggio a telefono con la mia migliore amica a parlare delle mie ansie, delle paranoie che al momento affollano la mia mente, probabilmente avrei anche pianto un pochino perchè è quello l’unico modo che ho per far scemare l’ansia e concentrarmi sull’adrenalina e l’eccitazione per questo nuovo percorso che si schiude dinanzi ai miei piedi. Oggi invece non è andata così, oggi siamo state io e le mie ansie. Sole solette…ma va bene così.

Non ho bisogno di nessuno…solo di me stessa 💕



Pensieri Sparsi

Non è la cosa più dolce che abbiate mai visto?


Sarà che probabilmente stamattina non mi sono svegliata per davvero, sarà che sento un’agitazione dentro che mi sta logorando l’anima, sarà che con questo freddo e questo tempo uggioso l’unica cosa che mi viene in mente di fare in questo momento è mettermi esattamente su quel divano ed unirmi al loro pisolino…

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Ma non è la cosa più dolce che abbiate mai visto?

Pensieri Sparsi

IncontrandoMi!


Tutto quello che avevo intenzione di fare oggi [ovviamente invece di lavorare, perchè tutto quello che avevo in programma di fare l’ho già finito] era dedicarmi al mio resoconto di fine anni; volevo perdermi nei meandri di questi 12 mesi appena trascorsi lasciandomi rapire dai ricordi e dalle emozioni che mi hanno acompagnato in questi 366 giorni [363, ado oggi, lo so che siete estremamente pignoli].
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Il problema di fondo, però, è che non possiedo una buona memoria che mi consenta di evocare i momenti trascorsi senza correre il rischio di perderne di importanti, e questo non è una novità; in mio soccorso ho, quindi, scelto di chiedere aiuto alla sola persona che potesse ben raccontarmi, attraverso parole e emozioni, quest’anno ormai agli sgoccioli: me stessa.
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Non sono impazzita, o almeno non ancora del tutto!?!
L’unico vero modo per parlare realmente di me è quello di dialogare con me; e non credo esista un modo migliore per farlo se non attraverso i vari post di questo blog che, come briciole di un moderno Pollicino, hanno guidato il mio viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta di quanto sia accaduto nei mesi passati…alla scoperta di quanto, senza accorgermene, io sia cambiata.
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Rileggendo le parole da me scritte appena 12 mesi mi presentano una persona così simile a me, ma così profondamente diversa; piena di malinconia, come sempre, ma carica di speranza e di aspettative per un futuro che, seppur non roseo, aveva smesso di promettere tempesta.
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Una me sarcastica e, forse a volte, un pò troppo pungente che non aveva paura di usare tutte la parole a disposizione per dare voce ai suoi pensieri; una me a cui non importava chi avesse letto queste parole perchè queste parole chiedono di uscire, non sono io che le scelgo.
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Una me arrabbiata, quello sempre un pò troppo, delusa e nostalgica che non nascondeva le proprie emozioni per paura di mostrare le proprie debolezze. Una me spensierata, sempre pronta a prendere il suo amato trolley fuxia e staccare la spina per un pò; una me che si sentiva a casa anche quando fisicamente a casa non era.
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Una me diversa, che ho letto sopirsi lentamente con lo scorrere di questi mesi; una me che è diventata cupa ed ad un certo punto si è un pò persa, una me che ha teso la mano e non ha trovato nessuno dall’altra parte a stringerla forte. Una me che pian piano ha chiuso le porte al mondo esterno passando il tempo a sospirare più che a sorridere, a singhiozzare più che a ridere.
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Ho incontrato una me,
diversa da me,
che voglio torni ad essere me.
Pensieri Sparsi

NoSense!


Che questo fosse il blog di una psicopatica lo suggerisce lo stesso titolo, motivo per cui non credo vi stupisca più di tanto il senso sconnesso con cui, ultimamente più che mai, stanno comparendo i post in questo spazio.
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Tristezza e malinconia si alternano a ricordi e speranze; rabbia e solitudine fanno a cazzotti con la sciocca leggerezza di post come questo che man mano sta prendendo forma sotto le mie dita.
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E’ il 27 Dicembre e, probabilmente per la prima volta in tutta la mia vita, sono rilegata in questo triste ufficio invece di essere impegnata nel rafforzare il profondo legame instaurato con il divano di casa mia e quei film natalosi che tanto hanno segnato la mia infanzia/adolescenza.

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E mentre tutto il mondo di Facebook sembra stia passando la giornata a mantenersi la pancia troppo rimpinzata nei giorni passati, non riesco a non avvertire un profondo senso di tristezza per questi giorni ormai trascorsi  e per la presa di coscienza di non aver mangiato uno dei pochi dolci di cui sono davvero ghiotta: gli Struffoli di mia mamma; in questo Natale non Natale, tra le troppe cose a cui pensare, non c’era assolutamente tempo, e voglia, da perdere per realizzare quelle piccole e dorate palline di felicità.
[Si, mi sono mancati proprio assai questo Natale, così tanto da diventare poetica]

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E’ il 27 Dicembre e non so ben spiegare perchè continui a risunarmi nella mente un verso di una vecchia canzone di Daniele Silvetri:
…la panacea di tutti i mali è la distanza…
Era stato il titolo del mio Fotolog nel lontano 2007 [Promemoria: mai cercare gli anni di uscita delle canzoni che risuonano nella mente, scoprire che non siano esattamente di qualche anno fa lede nuocemente alla salute] quando era risuonato illuminate e forse profetico alle mie orecchie.
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Allontanati da quello che non ti fa bene!
Non mi sembrava un consiglio così difficile da seguire in quel periodo…ma come canta Alice:
Io mi so dar ottimi consigli,
Ma poi seguirli mai non so
E per questo nei pasticci spesso son.
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Mi sono persa io stessa nel vortice dei miei pensieri in questo post senza capo ne coda; non so se qualcuno mi abbia accompagnato in questo viaggio sconnesso in sentieri di parole che non era mia intenzione esplorare.
E’ il 27 Dicembre e sono a lavoro [ormai per poco ancora]…volevo solo una distrazione…
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Posso avere questa distrazione?
Pensieri Sparsi

🤦🏼‍♀️


Si dice che si raccoglie cosa si semina ed evidentemente come contadina io devo essere proprio una frana; perchè non riesco a spiegare diversamente il vuoto che ho intorno ogni volta che sono io a stare male, ogni volta che io avrei bisogno realmente di qualcuno al mio fianco.

La triste verità è che con le parole sono così dannatamente bravi tutti, ma a conti fatti restano solo vuote chiacchiere che hanno iniziato a far sanguinare le mie orecchie e smesso di far lacrimare i miei occhi.


Non ho bisogno di nessuno! Non ci sarò più per nessuno!

Pensieri Sparsi

Nei silenzi…


Non ho mai apprezzato il silenzio fino a quando non mi ci sono persa al suo interno, è’ stato solo quando, stanca del frastuono della mia stessa voce, il suono acuto delle mie parole ha smesso di colmare quelle distanze che avevo paura di fermarmi ad osservare per davvero, che ho iniziato davvero a prendere coscienza di cosa mi circorda.
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Si dice che è quando si spengono le luci della festa e il volume della musica inizia a scemare che ti accorgi di chi realmente ti resta accanto dopo tutto, di chi si accorge che hai bisogno di aiuto per rimettere in ordine il casino rimasto perchè, nonostante tu continui a negarlo, quelle bottiglie vuote sai che avrai difficoltà a raccoglierle da solo.
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Ogni parola ha conseguenze.

Ogni silenzio anche.