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30 Days Writing Challenge – 17


Nessun balletto di gioia e gaudio per l’arrivo di questo Venerdi, nonostante io stia pregustando il mio weekend di ozio puro dal momento stesso in cui ho aperto gli occhi questa mattina [perchè dire che oggi io mi sia svegliata è un’esagerazione bella e buona].
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Essenzialmente sono ancora a lavoro, ma ho già finito tutto quello che avavo in programma per questa stupida settimana, non è quindi questo il momento migliore per ritrovarmi qui?
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Giorno 17 – Parla del tuo segno zodiacale e se ti calza o no.
Eh? Seriamente?
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Tralasciando la fase universitaria Paolo Fox è il guru della mia vita, in cui la classifica giornaliera e le stelline del buon Paolo erano diventate una vera e propria ossessione per me e la mia compagna di studi sfiornado perdite di dignità vertiginose con lo scambio di messaggi per restare aggiornate sulla quantità di stelle che avrebbe accompagnato la nostra giornata, credo di ricordarmi di avere un segno zodiacale solo per pura convenzione.
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Avrei potuto skippare la domanda con un semplice: Risposta non pervenuta.

Ma non sarebbe stato da me non blaterare a vuoto su qualcosa. Vi avrei deluso. Motivo per cui, da brava blogger dedita alla cura dei suoi fantastici post, ho provato ad acculturarmi sull’argomento per riuscire a dare una risposta quanto meno ragionata, veritiera sarebbe chiedere troppo.ajkjk

Mi sono, quindi, affidata al mio amico Google ponendogli la domanda in modo cristallino ed elementare:
Pesci – caratteristiche del segno zodiacale.
ed ho aperto la mente pronta a recepire nuove nozioni che avrebbero sicuramente soddisfatto la mia sete di conoscenza.
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Oroscopo.it
Pesci è il dodicesimo segno dello zodiaco, ed è anche l’ultimo segno del ciclo zodiacale. Questo segno, quindi, porta con sé molte delle caratteristiche degli undici segni che lo hanno preceduto. Coloro del segno dei Pesci, comunque, sono più felici nel tenere molte di queste qualità segretissime. Questa gente è altruista, spirituale e molto concentrata sul suo percorso interiore.
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Oroscopodioggiedomani.it
Pregi :
dolce, ama la famiglia, ama le feste e le tradizioni, fiducioso nella vita, ama i bambini, bonaccione.
Difetti : ingenuo, poco fedele verso il partner, eccessivo nel dare fiducia agli altri, goloso, può possedere non pochi vizi, manca di coraggio, manca di determinazione.

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Polveredistelle.it

  • Giorno della settimana: giovedì.
  • Pietre portafortuna: ametista, corallo rosa, turchese, acquamarina.
  • Colori: grigio perla, porpora e verde.
  • Fiori: iris, verbena, lylium e camelia.
  • Metalli: stagno.
  • Essenze ideali: incenso, violaciocca.
  • Simbolo: Stilizzazione di due pesci legati fra loro, ma che nuotano in direzioni opposte.

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Tra l’essere definita questa gente e dolce non ho ancora capito cosa sia stato peggio, senza contare che il giovedì è un giorno inutile, la verbena serve per allontanare i vampiri, lo stagno non è un metallo preziono e soprattutto io detesto il verde.

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Stavo per rinunciare quando mi sono imbattuta in questo sito: astriepsiche.it che forse tante baggianate con le racconta in fin dei conti.
I Pesci sono sintonizzati con il mondo delle emozioni e con tutto ciò che abita nel mondo della fantasia e dell’immaginario, vivono “sentendo” e per questo entrano facilmente in connessione con ciò che li circonda.

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Sono i Pesci stessi ad essere tormentati e complessi e a vivere una realtà densa di contraddizioni.

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I Pesci idealizzano la vita, l’amore, l’amicizia  e, spesso, quando si dedicano a lavori che prevedono relazioni di aiuto, anche la loro professione. Ma attenzione, perchè l’altra faccia della medaglia della idealizzazione è la delusione.  Chi è perennemente alla ricerca dell’ideale, è destinato a restare deluso perchè la vita concede sprazzi di infinito solo di tanto in tanto. Il Pesci deve ricordare che le persone sono persone non idee, non sogni.

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I Pesci più fortunati e più evoluti  riescono a trovare un equilibrio fra il sogno e la realtà e costruiscono la loro serenità riuscendo a portare nella realtà quotidiana quel pezzettino di assoluto a cui aspirano.

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il Pesci vive in un suo mondo ideale e per questo la realtà quotidiana diventa  una sofferenza: dettagli, regole, orari, impegni lo fanno sentire imprigionato. Non che non sia in grado di prendersi responsabilità, ma semplicemente la quotidianità è troppo grigia per lui. Salvo la presenza nel tema natale di molti valori terra, la normalità non fa per il Pesci e per questo deve colorare con la sua immaginazione ciò che lo circonda, deve fantasticare, deve tenersi un unicorno immaginario color arcobaleno in salotto.

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Ecco, portatemi un unicorno!!!

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30 Days Writing Challenge – 15


E anche questa settimana è arrivato il Lunedì [leggesi anche OdiaDì, come l’ho soprannominato da un bel pò ormai] ed è stato più strano e complicato del solito: nonostante il tenero risveglio grazie al solito amore di NC, oggi mi aspettava l’ennesima prova di questo periodo da superare. L’ennesima dimostrazione che a piccoli passi forse davvero si possa andare un pò più lontano.
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Una giornata intensa, non c’è che dire, fatta di piccoli tasselli che pian piano stanno andando al loro posto. Nel giro di poche ore mi sono trovata ad affermare Anche questa è fatta! E credetemi, in questo periodo, non è roba da poco.
tumblr_lp7ant9bxi1qacyb2o1_500Sciroccata, guarda che è mercoledì oggi!!!
In verità, ne sono consapevole; semplicemente volevo sottolineare quanto io ci avessi davvero provato a rispettare i tempi ma poi qualcosa deve essere andato storto. Adesso due sono le cose: o fingiamo che sia Lunedì [ma non ci penso proprio eh] o ci illudiamo di vivere in una parallelismo spazio temporale nel quale oggi è esattamente il giorno dopo il 14esimo e andiamo avanti.
In fin dei conti anche oggi la giornata è iniziata con il solito amore di NC, quindi, direi che si può fare.
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Giorno 15 – Descrivi la tua giornata punto per punto.
Davvero credete che possa interessare a qualcuno?
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La mia sveglia, dal lunedì al venerdì, suona alle 7:29 non un minuto prima nè uno dopo e la prima cosa che faccio, ancora con gli occhi semichiusi, è quella di afferrare il mio telefono per staccarla prima che Nick Carter inizi a cantare decretando ufficialmente l’inizio di una pessima giornata. Nonostante la consapevolezza di avere solo 30 minuti, 35 al massimo, per prepararmi ed uscire di casa, mi ostino puntualmente ad utilizzare almeno una decina di essi per la passeggiata social del mattino.
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Faccio ammenda chinando il capo ma, non importa a che ora io sia andata a letto la sera prima, difficilmente riesco a mettere piede fuori dal letto se prima non ho controllato: Twitter, Instagram, Facebook, Bkstg, i risultati delle sfide di Covet Fashion, come stiano vivendo nella mia città di Sim City; hai visto mai possa essere accaduto qualcosa di assolutamente sconvolgente ed imperdibile nelle ore che ho dedicato al sonno.
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Trovata la forza di abbandonare il letto [Piumone mio adorato, ti amo. Non mi dimenticherò di te.] e di affrontare una nuova giornata, prima ancora di capire di essere viva per davvero sento lo spasmodico bisogno di caffè; fosse possibile farei delle vere e proprie iniezioni endovena di caffeina [se solo gli aghi non mi terrorizzassero cpsì tanto] per abbandonare lo stato catatonico simlZombie con cui mi affaccio ad un nuovo giorno.
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Capirete anche voi che, a questo punto, il tempo che mi resta per lavarmi, vestirmi e smettere di essere uno zombie si riduce ad una decina di minuti, quindici al massimo; sconfiggere lo scorrere inesorabile delle lancette del mio orologio è il mio obiettivo quotidiano e, oh no, non ci pensate proprio: svegliarmi prima o smettere di perdere tempo sui social non è assolutamente contemplato.
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Recuperato il cibo per il pranzo, salutati gatto, madre e ovviamente nonna, che ogni mattina mi raccomanda alla Madonna che mi possa accompagnare nel mio cammino, dato il buongiorno al cane ed imprecato contro chi ha parcheggiato in modo da rendermi complicato uscire di casa con l’auto, inizia ufficialmente la mia giornata o, per meglio dire, circa quelle 11 ore quotidiane in cui una sola domanda riempie la mia mente: Perchè diavolo ho abbandonato il mio amato piumone questa mattina?
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Un’ora di macchina, quattro ore di lavoro, un’ora di pausa pranzo, quattro ore di lavoro, un’ora di macchina.
Telefonate, mails, documenti, attestati, faldoni, visite mediche, DPI, noia, finti sorrisi, distrazioni facili [Twitter e NC segneranno la mia fine prima o poi], odio, ancora noia, bisogno di scappare. Manca poco ormai.
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E’ circa alle 18:00 che ritorno a vivere. Una telefonata a farmi compagnia nel mio ritorno a casa, piacevole routine a cui non potrei più rinunciare, una voce amica per tornare alla vita lasciandomi alle spalle ansia e stress, pensieri cupi e frustrazioni, per tornare a ridere e pensare alla leggerezza della vita, per sentirmi meno sola, meno grande e meno noiosa/annoiata.
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La mia giornata punto per punto, davvero qualcuno ancora sta leggendo?
Oh bene, siamo arrivati all’entusiasmante momento del mio ritorno a casa. Yaaaaay. Al mio saluto ai nonni che da quando hai cambiato lavoro ci manchi a casa, il racconto delle rispettive giornate e dei miei progetti accanto alla stufa mentre il nonno mangia e la nonna si lamenta che oggi fa più freddo degli altri giorni, tutti i giorni.
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E’ in queste ore che durante la mia settimana si concentra, in fin dei conti, per davvero la mia vita: shopping fatto al volo, recupero di telefilm, organizzazioni varie ed eventuali, cazzeggio con l’iPad e/o con i miei fratelli, ingozzamento di patatine e/o caramelle, chiacchiere, lagne e tanta fantasia.
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E’ prima di tornare dal mio amato piumone che, fantasticando sull’arrivo del weekend, colleziono attimi di vita, mi lascio uccidere dalle ansie e pianifico come salvarmi dalla routine sperando di incontrare un uomo ricco ed affascinante che finalmente mi regali la vita da Paris Hilton che ho sempre meritato.
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Uhmm, c’è ancora qualcuno lì?
Se si, battete un colpo.
Pensieri Sparsi

30 Days Writing Challenge – 4


Sto iniziando a sentirmi come un superstite su un’isola deserta con questo conteggio dei giorni. Sono passati 4 giorni da quando la mia barca è affondata, mio padre ha usato la sua pistola per uccidere se stesso e l’unico membro dell’equipaggio che si era salvato per consentire a me di sopravvivere con le poche scorte di cibo a noi rimaste….ah no, quello era Oliver Queen, mi sto confondendo!?!

Ammetto che oggi è una di quelle giornate in cui potrei racchiudere tutto il mio stato d’animo con un enorme: non mi va. Non mi va di essere a lavoro, eppure ci sono; non mi va parlare con la gente, eppure ci parlo; non mi va non mi va di muovermi, eppure non ho ancora le radici; non mi va di sorridere e…no quello oggi non lo faccio.

Non mi va poi così tanto di rispondere a delle domande, un quesito, una curiosità, oggi eppure sono dinanzi al mio iPad a digitare questi pensieri sconnessi perchè non è poi così difficile mantenere un impegno. Bugiarda.

Giorno 4 – Scrivi di qualcuno che ti ispira.

Se avessi risposto a questa domanda intorno ai 10 anni quasi sicuramente avrei risposto: Sailor Moon. Non giudicatemi eh, ero una bambina eppure avevo le idee molto chiare. Di base Bunny era una ragazzetta che non aveva molta voglia di studiare [ok, in questo eravamo decisamente diverse] che, senza sapere bene nè come e nè perchè, combatteva indossando una gonnellina cortissima e un fighissimo diadema contro dei mostri più idioti che cattivi. Aveva un fidanzato più grande, Marzio, stronzetto quanto basta e figo da morire, che, per non farsi mancare nulla, combatteva i cattivi lanciando rose e indossando mantello e cilindro. Non dimentichiamo una cosa, oserei dire, fondamentale: Bunny, in realtà, era in realtà la reincarnazione della Principessa Serenity e il bel Marzio altri non è che la reincarnazione del suo amato Principe Endymion.

Insomma da ragazzina scansafatiche a Principessa nel giro di una serie televisiva; come potevo non esserne ispirata?


Crescendo ho abbandonato l’idea di farmi ispirare da una combattente che veste alla marinara, per rivolgere le miei ispirazioni verso ben altri lidi. Per quanto i miei natali non fossero stati così generosi, ad un certo punto del mio periodo universitario, la mia musa ispiratrice era una soltanto: Paris Hilton. E’ chiaro che la donna dall’elevato quoziente intellettivo mi ha sempre ispirato.

Mentre io mi barcamenavo nella mia vita fatta di professori che ritenevano che le donne non potessero essere architetti, autocad e i suoi errori irreversibili e ragazzetti che si ostinavano ad inviarmi rose nonostante i chiari rifiuti, osservavo la vita della ricca ereditiera chiedendomi: perchè non sono una Hilton? Non avevo chiesto poi così tanto alla vita, eh: una vita da ricca ereditiera io la meritavo davvero. E invece della ricca ereditiera avevo preso solo lo stile di vita al suono di: se sei felice vestiti di rosa [Confessioni di un’ereditiera ben spiegava il decalogo della vita da ereditiera,eh] e i capelli biondi [che a riguardarli adesso mi domando: ma cosa mi raccontava la testa?].

Fortunatamente sono cresciuta e, per quanto ancora aspetto la telefonata di papà Hilton che mi comunica che hanno sbagliato a darmi in adozione e c’è parte della mia legittima eredità ad attendermi, ho capito finalmente chi sono le persone che davvero mi sono di ispirazione: i miei genitori. E come potrebbe essere diversamente? Vorrei un giorno riuscire ad essere almeno un pò più simile ad entrambi e renderli davvero orgogliosi di me. Vorrei avere la pazienza di mia madre e la sua bontà d’animo, la sua forza nell’affrontare la vita senza portare rancore verso nessuno, la sua gentilezza e la sua dolcezza, il suo modo di stare al mondo riuscendo a fare spazio a chi ne ha più bisogno sempre e comunque anche a costo di dover fare un passo indietro. Vorrei avere la tenacia e la caparbietà di mio padre, riuscire ad avere successo e diventare qualcuno esattamente come ha fatto lui, guadagnarmi il rispetto della gente semplicemente con il mio lavoro, la mia bravura e la mia capacità di risolvere i problemi esattamente come lui, vorrei avere la sua generosità verso chi ne ha bisogno, la sua capacità di tendere la mano verso il prossimo mettendosi sempre un pò in disparte perchè si sa: il bene non si dice, si fa.


Vorrei riuscire a trovare un uomo, quello giusto, che mi ami allo stesso modo in cui mio padre ama mia madre, riuscire a costruire una famiglia, una vita, una mia felicità seguendo i loro insegnamenti, vorrei che i miei figli [se mai dovessi averne eh] un giorno guardandomi provino lo stesso sentimento di profondo amore e ammirazione che riempie i miei occhi quando guardo i miei genitori.


Vorrei, decisamente, essere più simile a loro…anche se fossi una Hilton.


Pensieri Sparsi

1, 2 ,3…1200!


Era un pò di tempo che non controllavo quanti eravate a leggere i miei consueti deliri, probabilmente da quando mi ero ripromessa di non farmi condizionare da quel numero che mi dava la sensazione di frenare quell’idiozia galoppante che aveva trovato terreno estremamente fertile in questo spazio.

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Ma si sa io e le promesse non abbiamo un rapporto propiamente ottimale, ed oggi, all’enesima notifica di nuovo follower, mi sono lasciata incuriosire da quel simpatico numerino.

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1200siete davvero tanti!!!
Per quanto leggermente inibitorio visto l’andazzo del blog in questo periodo, è decisamente lusinghiero.
Sono solo numeri, magari si e no ti leggono 10 persone.
Come sempre la mia mente mi aiuta a mettere il tutto in una posizione diversa: minimizzare sempre, crederci quasi mai sembra essere il suo motto in questo periodo.
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Ringraziarvi ancora una volta forse potrebbe risultarvi scontato eppure non riesco a farne a meno, condividere questo spazio con voi lo rende un pò meno solitario, un pò meno folle, un pò meno delirante. Bella cosa l’illusione.
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1200 volte grazie.
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Ps: se vi va, un saluto sarebbe gradito
Pensieri Sparsi

Buona domenica di pioggia!!!


Come se non bastasse il fatto che oggi è domenica a farmi sentire autorizzata ad un abbandono epico alla pigrizia fatto di serie Tv, caramelle gommose, divano e plaid, oggi ci si mette anche la pioggia battente che, con il suo rumore assordante, sembra ordinarmi: non abbandonare il tuo letto stamattina!

Questi i miei piani della giornata!

E i vostri quali sono?

Pensieri Sparsi

Like a flower in the wind…


– È il vento che ci sta parlando!
– Cosa dice?
– Non lo so, non lo parlo il ventoso!

 ekt1od0Eppure sarei non poco curiosa di sapere cosa ha da urlare così tanto il vento oggi, cosa ha da lamentarsi in modo così rumoroso, perchè mai senta il bisogno di disperarsi così tanto da far oscillare le antenne e sbattere i panni stesi di chi, sfidandone l’ira funesta non è corso ai ripari battendo in ritirata.cliomakeup-capelli-brutto-tempo-pioggia-vento-soluzioni

Odio il vento, non che è pioggia mi faccia simpatia per carità, ma c’è qualcosa nel vento che mi mente ansia. Tutto ti mette ansia.
E’ come se ci fosse qualcosa, nella potenza del suo ululato, che annuncia l’arrivo di qualcosa che non va.   Il vento ha portato Mary Poppins, non dire cavolate.
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Sarà che finalmente è venerdì, uno di quei venerdì tanto attesi come l’acqua piovana dopo un lungo periodo di siccità; sarà che con tutto il sonno che mi trascino addosso da giorni questo tempo un pò sospeso non fa altro che dilatare lo spazio temporale che mi separa dalla fine fine della giornata, sarà che ho già finito tutto il lavoro in programma per oggi, sarà semplicemente che sono metereopatica ma questo grigiume proprio non aiuta. Non era il vento che ti irritava all’inizio del post?
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Quanto manca per tornare sotto il mio piumone?
Pensieri Sparsi

Non è la cosa più dolce che abbiate mai visto?


Sarà che probabilmente stamattina non mi sono svegliata per davvero, sarà che sento un’agitazione dentro che mi sta logorando l’anima, sarà che con questo freddo e questo tempo uggioso l’unica cosa che mi viene in mente di fare in questo momento è mettermi esattamente su quel divano ed unirmi al loro pisolino…

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Ma non è la cosa più dolce che abbiate mai visto?

Pensieri Sparsi

Rimpatriata: matricola…


Non bastava che oggi fosse lunedì a donare alla giornata quel retrogusto amaro che mi costringe ad una fastidiosa espressione corrucciata per l’intera giornata, eh no. Probabilmente devo essere divenuta, a mia totale insaputa, concorrente di qualche assurdo reality per testare la resistenza psico/fisica delle persone perché altrimenti tutto questo accanimento cosmico di lunedì davvero non me lo spiego.

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Faccio parte di quell’élite di persone che ritiene che tutte le conoscenze smarrite per strada nell’arco della vita sono divenute tali per una motivazione ben precisa e non per una strana congiunzione astrale. Nel corso degli anni, per meglio capirci, ho perso di vista semplicemente quelle persone che, ad un certo punto, era giusto smettere di guardare; senza starci a pensare troppo ho voltato lo sguardo dall’altra parte e sono andata oltre indossando dei fighissimi occhiali da sole per dare alla scena giusto un filino di enfasi in più.

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Non ho semplicemente voltato pagina, talvolta ho praticamente chiuso del tutto il libro riponendolo al suo posto sulla mensola dei ricordi, una sorta di cimelio, quasi un souvenir, da tenere sulla libreria della vita a ricoprirsi della polvere degli anni che inevitabilmente passano.

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Faccio parte di quell’élite di persone che storce il naso ogni qual volta guardando una commedia romantica si imbatte nel più classico dei cliché cinematografici:
le rimpatriate scolastiche/universitarie.
Avete presente di cosa sto parlando, no?
Quegli eventi ridicoli organizzati a dieci anni dal diploma in cui per non si sa bene quale ragione ci si riunisce tutti vestiti bene con delle stupide etichette con il proprio nome appiccicate addosso; quegli eventi in cui puntualmente si scopre che la protagonista strafiga del film altri non era che la più sfigata della scuola bullizzata dalle mean girls di turno e bla bla bla…insomma scene che mi danno puntualmente l’orticaria lasciandomi addosso un’irritante sensazione di fastidio.
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La mera verità è che non sono riuscita, in passato, ad uscire illesa dalla rimpatriata liceale, per quanto adorerei raccontarla in questo modo: nonostante avessi scelto di non presentarmi ed erano bastati solo un paio di messaggi per liberarmi dal fastidioso impegno, l’unica persona per cui avevo scelto di mancare all’evento era riuscita lo stesso a reperire tutti i miei contatti riportandomi in quella spirale di gioia/dolore che, come sabbie mobili, mi ha tenuto bloccata per anni.

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Questa lunghissima premessa era doverosa per ben introdurvi nel giusto mood in cui mi sono mio malgrado ritrovata questa mattina quando mentre ero a fare le fotocopie ho letto sul mio giocattolino nuovo:
“PincoPallo ti ha aggiunto al gruppo Whatsapp: Rimpatriata: matricola…”
Superato il profondo oblio provato nella visualizzazione di quel nome sul display del mio orologio, sono passata nel giro di una manciata di secondi da chi cavolo è PincoPallo Ma perchè mi ha aggiunto in un odioso gruppo Whatsapp?
La realtà dei fatti è che, nonostante il chiaro titolo attribuito al gruppo, non riuscivo ad arrendermi all’idea che davvero stesse succedendo.

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Come se di colpo si fossero spalancate lo porte dell’inferno mi sono ritrovata inserita in un gruppo Whatsapp [e sapete quanto io ami i gruppi Whatsapp] di oltre 50 partecipanti di cui non possedevo il numero neanche a pagarlo oro; ricoperta da mille e più informazioni senza le quali non solo avrei vissuto ugualmente ma posso giurare che avrei vissuto addirittura meglio; riportata, senza aver dato consenso alcuno, indietro in un tempo che avevo abbondantemente archiviato e rimosso: gli anni universitari.

giphy3“Oh che piacere ritrovarvi, io adesso vivo a Londra…”
“Tizia e Caia invece vivono a Dublino.”
“Ma dai. Io mi sono sposata…”
“Io ho un figlio.”
“Io vi batto tutti: ho due bambine.”
“Mamma mia: quanto mi siete mancati. Pazziiiiii!!!”
“Siamo di nuovo tutti giovani!”
“YAAAAAAY!”

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Insomma, dopo un paio di ore in questo gruppo di ipotetici sconosciuti appartenenti al mio passato ho carpito vita, morte e miracoli di persone di cui avevo anche rimosso l’esistenza, molte delle quali sono rimaste nell’oblio di un numero di telefono sconosciuto visto che neanche la foto profilo di Whatsapp è servita a rievocare alcunché alla mia memoria….figuratevi quanto io ne potessi sentire la mancanza di questi pazzi.
Yaaaaaay.

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Sei la solita cinica, asociale e disamorata.
Potrei tranquillamente darvi ragione, eppure ho la netta sensazione che messi alle strette nessuno sano di mente possa essere dotato della spasmodica voglia masochistica di restare bloccato per un’intera serata a conversare con persone di cui risulta evidente non vi sia mai fregato nulla neanche quando eravate costretti a frequentare le stesse aule, ad ascoltare racconti su figli e pappine, su mariti e viaggi di nozze, su brillanti carriere un po’ vere e un po’ romanzate utilissime ad innalzare l’ego del narratore e a triturare le scatole del povero ascoltatore.

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Non ho mai amato così tanto il tasto: Abbandona gruppo.

 

 

Pensieri Sparsi

A.A.A. Cercasi Ashton!!!


Se fossi la protagonista di una di quelle commedie romantiche in cui amo perdermi rimpinzandomi di patatine questo sarebbe il momento perfetto.
Come sarebbe a dire: quale momento perfetto? Vi si deve spiegare proprio tutto, eh.

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Avete presente quel momento in cui tutto sembri andare dannatamente a rotoli, quando i capelli della protagonista sembrano diventare l’emblema stesso del disfacimento enteriore che la sta dilaniando; quel momento in cui il lavoro sembra annientarle l’esistenza, le amiche sembrano essersi dimenticate della sua esistenza prese dalla confusione delle proprie vita, il principe azzurro sembra essere stato investito mentre percorreva l’autostrada contromano a cavallo del proprio destriero bianco, il cibo sembra essere rimasta l’unica consolazione plausibile con somma gioia della bilancia che vede la sua lancetta lievitare come se non ci fosse un domani. Quel momento in cui se ci fosse una piccolissima scheggia di meteorite cascherebbe esattamente sulla testolina scapigliata della povera protagonista occhialuta e triste rendendola la giornata lievemente peggiore dello schifo in cui si trascina da giorni.
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Quell’istante in cui una particolare congiunzione astrale, e le esigenze di copione [chi vorrebbe mai vedere un intero film sulla storia di una sfigata?], danno origine esattamente a quel momento li: il momento della svolta.

Il momento in cui tra un calcio in culo della sfiga e l’altro, la protagonista casca stile pera cotta tra le braccia di Ashton Kutcher, ad esempio.

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Quella frazione di secondo in cui Ashton, probabilmente colpito in pieno alla testa, viene folgorato dall’aura di malumore che accompagna la triste protagonista e, sentendo un richiamo dal Paradiso, decide che il suo unico scopo nella vita sarà farle tornare il sorriso.
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So benissimo che dopo quei 15 minuti di illusoria gioia si scoprirà come minino che Ashton è un serial killer con tendenze suicide che ha già prenotato la sua fine assistita in Svizzera dopo essersi indebitato fino al collo a causa del gioco d’azzardo.
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Ma volete mettere passare 15 minuti di gioia infinita con lui?