Pensieri Sparsi

12 lunghissimi mesi


Oddio, ma davvero siamo riusciti ad arrivare alla fine di questo anno?
Mi assicurate che siete tutti sani e salvi? Si ok, un po’ ammaccati…decisamente provati ma mai prima d’ora alla fine di un anno era accaduto di essere felici semplicemente per il fatto di essere sopravvissuti.

Volendo citare uno dei meme che forse ho visto più spesso durante questi 12 angoscianti mesi: sopravvissuto al 2020 dovrebbe fare curriculum.

E dal 2020 cosa vorrei?
Non chiedo nulla, come sempre: sorprendimi!!!
Dimostrami che sono brava a sbagliare.
Ricordami che posso amare.
Insegnami che non devo smettere di sognare.

In questo modo avevo chiuso il post di fine anno lo scorso dicembre: un post chilometrico in cui avevo parlato di viaggi, di persone, di consapevolezze; un post carico di malinconia per il volgersi a termine di un anno che mi aveva dato veramente tanto, pregno di speranze per un anno che, stando a quanto blaterava Paolo Fox, mi avrebbe dato ancora di più.
Il 2020 è finito da poche ore e io, onestamente, ancora non credo di averlo capito…figuratevi se l’ho metabolizzato.

La verità è che già dal suo esordio questo 2020 si era dimostrato per quello che era: un anno nefasto. Pensare che credevo fosse Gennaio il problema…

Avevo iniziato l’anno cercando di dimenticare una persona, dimenticare chi mi aveva dimenticato con una facilità estrema (non sono capace a valutare situazioni e persone, ma questo ad inizio anno mica potevo saperlo).  Avevo stilato una lista di buoni propositi…che mi sono appena accorta avrei potuto scrivere questa mattina e sarebbe stata uguale (questo mi spaventa non poco…davvero non è cambiato proprio nulla?)

Ma parliamo di questo Non-Anno.
Non sono sicura che a Febbraio tutti abbiamo capito che qualcosa di veramente catastrofico stesse per stravolgere le nostre vite.
Sono iniziate a comparire le prime regole da seguire, quelle regole che inizialmente ci hanno quasi fatto sorridere:
Di colpo ci siamo ritrovati in una realtà in cui baci ed abbracci erano vietati, in cui la distanza tra le persone doveva essere superiore ad un metro, in cui a forza di lavarci le mani e utilizzare gel igienizzanti di sera rossori e bruciori erano la normalità, in cui bisognava sorridere nel gomito e piuttosto di tossire saresti esploso silenziosamente.

Sono comparse le prime mascherine, quelle introvabili da esibire con orgoglio e arroganza come se fossero un bene di lusso…quelle che ti sentivi pure un po’ scemo ad indossare, come se ti fossi ritrovato di colpo sul set di Grey’s Anatomy.

Una Pandemia.
Io ero ignorante e ho dovuto cercarne il significato prima di capirne davvero il senso.
Il viaggio per il mio compleanno annullato. La richiesta di smart-working che poi è diventata un obbligo. La vita che di colpo ha ricevuto un repentino stop: il lockdown.
Mi manca il respiro se solo chiudo gli occhi e mi soffermo sulle sensazioni provate i primi giorni di reclusione forzata: l’ansia che è tornata, il senso di vuoto, la mancanza di respiro e la paura di crollare di nuovo.

Lo scorrere lento dei giorni che hanno iniziato a susseguirsi ha trovato pian piano una nuova dimensione: la sveglia ritardata non dovendo prendere la macchina per andare in ufficio, la tuta come outfit di default, le video-riunioni con i colleghi che ormai mi hanno visto nelle peggiori versioni di me stessa, il pranzo caldo a casa come non accadeva da anni, la tv che faceva da sottofondo alle mie giornate lavorative, gli appuntamenti su Houseparty con le amiche, la finta ginnastica, i flashmob sui balconi alle 18 (quelli che io vedevo solo sui social perché da me non esiste questo senso di comunità), il conteggio dei contagiati e dei morti, la curva di quel maledetto grafico che sembrava non volesse scendere mai più, Conte in tv e le bimbe di Conte sui social, i DPCM e i divieti che continuavano a susseguirsi, il terrazzo che ha iniziato a prendere forma e i TikTok fatti per non impazzire.

Sono tornata al lavoro il 25 Maggio…ed era tutto uguale ma tutto completamente diverso. Tutto quello che avevo lasciato prima del lockdown era li ad aspettarmi: tutto…anche quello che credevo di aver dimenticato. 
La verità è che durante la reclusione forzata ero convita che avevo imparato ad affrontare la vita con una consapevolezza maggiore…beh mi sbagliavo.

Il tempo di guarire forse non era stato abbastanza e  me ne sono accorta subito quando, dopo mesi di silenzio totale o quasi, mi sono ritrovata di fronte a chi mi aveva incasinato il cuore…che poi non lo abbia realmente ammesso è un’altra storia. Il mondo era ancora nel caos più totale ma il mio problema più grande era essermi accorta di non essere capace a gestire quella situazione…ma ancora non potevo neanche immaginare quanto sarebbe stato complicato.

Per essere un Non-Anno è stato davvero un anno intenso.
Tutto quello che era stato messo in standby i mesi precedenti si è scatenato nei mesi successivi: shooting fotografici come se piovesse, visite con i clienti e prove in mare, due fiere da organizzare, eventi open days, delivery e allestimenti. Ancora una volta ho sfidato me stessa, vinto le mie ansie e capito che, alla fine del circo, amo davvero il mio lavoro…e sono anche decisamente brava a farlo.

In questo Non-Anno ho scoperto tanto di me stessa…e anche imparato tanto.
Mi sono stupita rendendomi conto che forse il contatto fisico non mi fa così schifo, che non sono così asociale come credo di essere ma i momenti di solitudine sono estremamente importanti per me. Ho scoperto che odio gli imprevisti ma alla fine so sempre come non annegare, anche se ho bisogno di piangere prima di trovare la forza. Ho capito che ogni tanto dire SI fa bene, anche perché rifiutare una giornata su uno yacht da 2M di euro solo perché  non ci si stente a proprio agio con il proprio fisico è decisamente da stupidi. Ho imparato che se sorrido un po’ in più, se rido un po’ in più, non sono più stupida…solo un po’ più leggera. E prendersi un po’ in giro non è poi una brutta cosa.

In questo Non-Anno ho scoperto che sarei diventata zia di una cucciola che non vedo l’ora di incontrare e che già amo da morire.
Ho avuto paura per la mia famiglia, per ogni colpo di tosse, per ogni linea di febbre.
Ho capito che stare in salute è un dono inestimabile.
Ho scoperto che il tampone per il Covid-19 fa male al naso ma l’ansia per l’esito distrugge l’anima.
Ho capito quanto una giornata immersi nel verde e pieni di vino possa essere una boccata d’aria.

Ho scoperto che ci sono emozioni sbagliate contro cui puoi lottare ma alla fine non sempre ne esci vincitrice. Ho imparato che fa male prendersi una sbandata sbagliata, che lottare contro quello che si prova fa schifo e che ammetterlo forse è ancora più doloroso; che si finisce per essere impotenti quando sorridi senza volere e l’unica cosa che desideri è perderti in quell’abbraccio sbagliato. Che merda.

12 lunghissimi mesi…che da poche ore fanno ormai parte di un anno ormai passato.
12 lunghissimi mesi in cui ho cambiato ufficio, scoperto nuove persone essenziali nella mia vita, perso alcune delle mie certezze, smarrito un pezzo di cuore probabilmente per sempre, collezionato nuovi ricordi.
12 lunghissimi mesi in cui ho imparato tantissime nuove parole che mai avrei voluto usare, in cui sono riuscita a non uccidere alcun complottista o noVax, in cui sto ancora lavorando a non intraprendere conversazioni con gli idioti.
12 lunghissimi mesi in cui ho tormentato i miei capelli che sono diventati specchio della mia anima.

12 lunghissimi mesi…che non mi sono serviti per dimenticare, che non mi hanno ancora dato il coraggio per affrontare questo 2021 senza aver voglia di scappare o voglia di uccidere qualcuno, che non mi hanno insegnato ad addomesticare quello che sento…nel bene e nel male.

12 lunghissimi mesi…che difficilmente riusciremo a dimenticare.

Pensieri Sparsi

Addio 2019…e grazie!


Quando negli ultimi giorni dell’anno ormai concluso ti ritrovi a ripercorrere i mesi trascorsi con un velo di tenera malinconia, quasi sicuramente vuol dire che è stato un anno buono, uno di quelli da ricordare con il sorriso sulle labbra.
Difficilmente potrei affermare il contrario.

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Le premesse, in realtà, c’erano tutte: ho iniziato l’anno con già in tasca i biglietti della felicità sapendo che sarei stata dall’altra parte del mondo; ancor prima di mettere piede nel nuovo anno ero consapevole che, nonostante tutto, avrei avuto i miei attimi di gioia…ma non potevo immaginare quanto questo anno avesse in serbo per me.
In fin dei conti dopo aver passato la prima notte dell’anno a vomitare anche l’anima, davvero non riuscivo ad immaginare un risvolto negativo.
Cosa? Sarebbe stato più logico pensare se questo è l’inizio figuriamoci il resto?
Ma quando mai i miei pensieri seguono una logica comune?

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Come ogni anno mi ritrovo con la voglia di analizzare ogni più piccolo avvenimento e il bisogno di non perdermi in post chilometrici che non leggerà mai nessuno, forse neanche io.
Puntualmente mi ritrovo a buttare un occhio sui resoconti degli anni passati (2015, 2016, 2017, 2018) per poi scoprire, quasi con stupore, quanto sia cambiata di anno in anno per poi restare sempre la stessa.

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Il dono della sintesi non è mai stata una delle mie migliori qualità, e mai come questa volta me ne sto rendendo conto. Ripenso ai 365 giorni trascorsi e mi domando:
questa volta da dove inizio?

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Potrei iniziare semplicemente da me…da quella mania di fotografare me stessa e tutto ciò che mi circonda che mi permette di arrivare a fine anno ed avere almeno una mia foto per ogni mese dell’anno e scoprire che ricordo con esattezza il momento in cui è stata scattata ogni singola foto, riconosco ogni sfumatura che si cela dietro ogni sorriso e percepisco esattamente i pensieri che accompagnavano la me di quel momento.

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Chiudo gli occhi e cerco di fare chiarezza, di cercare un ordine, una logica, per accompagnare voi, e me, in questo viaggio lungo 365 giorni alla scoperta di una me che a volte è stata travolta dagli eventi e a volte li ha governati.
Quante cose succedono in un anno? A volte decisamente troppe…ed è questo il motivo per cui ormai non riesco a fare a meno di questi resoconti annuali: non voglio perdermi neanche un pezzo di questo folle puzzle che è la mia vita.

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Il 2019 è stato l’hanno in cui…forse ho trovato la giusta chiave di lettura di questo anno.

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Il 2019 è stato l’hanno in cui…ho viaggiato!!!
E direi che ho viaggiato davvero tanto; adoro gli anni così.

Gennaio: Roma
Febbraio: —
Marzo: Roma – Madrid
Maggio: Milano
Giugno: Zurigo – Praga
Luglio: Albenga
Agosto:Los Angeles – Salento
Settembre: Cannes
Ottobre: —
Novembre: Londra
Dicembre: Dortmund – Monaco di Baviera

Il 2019 è stato l’hanno in cui…ho fatto pace con Nick Carter.
Il punto è che non abbiamo mai litigato davvero ma era esattamente dalla crociera del 2018 che vivevo con la convinzione che ormai mi odiasse profondamente (non osate litigare con la mia mente eh) ed è stato assolutamente liberatorio, per una volta, rendermi conto di essere in errore.
La sua espressione e la linguaccia che ha seguito il suo saluto sono stati il lasciapassare per un anno pieno di ricordi meravigliosi.

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È stato l’anno di Hello, Kitty…Hey…ma tu alla fine di dove sei?…italianoooo…è sempre un piacere vederti…devo raccontarti una cosa troppo divertente…il mio secondo nome è italiano…
È stato l’anno in cui ogni abbraccio è stato migliore di quello precedente, in cui il suo sorriso ha dato un senso a tanti giorni bui, in cui la prospettiva di vederlo mi ha dato la forza ogni qual volta pensavo di non volercela fare più.
L’anno in cui, ancora una volta, mi ha fatto sentire speciale, il puntino che cerca tra la folla…il sorriso che rende più splendente la mia vita.

Il 2019 è stato l’hanno in cui…ho realizzato qualcosa di grande.
Abbiamo realizzato qualcosa di grande!!!
Nonostante tutti gli impegni e la stanchezza, mi sono ritrovata incastrata in un progetto che troppe volte mi era sembrato più grande di me.
Sei mesi di duro lavoro, di telefonate e scleri, di ansie e litigate, di entusiasmo e speranza…un istante fatto di pura magia.
La consapevolezza di avercela fatta!!!

Il 2019 è stato l’hanno in cui…ho capito che probabilmente finalmente ho trovato la mia strada.
Avere un titolo dinanzi al proprio nome ma sentire che non ti rappresenta può far paura, decidere che quel titolo è solo un appellativo in più rispetto a quello che hai scelto (ti hanno indirizzato) di fare, non ha prezzo!
È questo il motivo per cui, ancora oggi, quando mi chiedono quale sia il mio lavoro non riesco a non affermare: Sono un architetto, ma in realtà mi occupo di marketing e comunicazione…che nel mio caso significa occuparmi anche di logistica, amministrazione, post vendita, service…insomma se c’è un problema sono quella che se ne occupa, o quanto meno ci prova.

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Il 2019 è stato l’hanno in cui…ho assistito al mio primo varo.
Quello ufficiale di un nuovo modello e mi sono emozionata. In cui ho organizzato i miei primi shooting fotografici e ho ricevuto i complimenti perché sembrava lo avessi sempre fatto e non si notava per niente che fosse la mia prima volta. In cui ho seguito il mio primo rebranding, il rifacimento di sito e brochure, i primi comunicati stampa seri.

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Il 2019 è stato l’hanno in cui…ho organizzato totalmente da sola il mio primo Salone Nautico…ho seguito la realizzazione dello stand…la conferenza stampa ed il catering.
L’anno del primo concorso nautico…del primo premio vinto e dell’emozione travolgente che ne è seguita.
L’anno in cui il tempo trascorso in fiera ha avuto un sapore diverso, fatto di alcol e serate al limite dell’assurdo, di salsedine e…tante risate.

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Il 2019 è stato l’hanno in cui…ho smesso di essere un robottino senza anima e ho sorriso senza un vero motivo (ok, il motivo era anche bello grosso direi). L’anno in cui sono tornata quindicenne e ho trovato chi assecondasse questa follia.

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Il 2019 è stato l’hanno in cui…ho capito che basta un vestito carino ed un sorriso in più per ricordare che sei una donna a chi forse non ti ha mai visto come tale. E che a te basta anche meno per capire che non è un uomo chi pensa si illude di poterti classificare come una tra le tante.

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Il 2019 è stato l’hanno in cui... sono andata ad un matrimonio a Los Angeles e c’era uno dei Backstreet Boys!
Si ok, chi se lo incula Aj…ma spiegatelo alla me 15enne che fissava sognante i poster alla parete che un giorno sarebbe finita ad un matrimonio con uno dei tizi dei poster.
Tanto non li incontrerai mai. [cit.]

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Il 2019 è stato l’hanno in cui…ho capito tanto di me stessa e di chi mi sta intorno.
Ho capito che, nonostante il mio carattere, piaccio alla gente, forse proprio per il mio carattere.
Ho capito che ho dato troppa fiducia alle persone sbagliate e troppa poca a chi poi mi ha stupito; ho capito che sono amabile, anche se adoro essere odiabile; che so mettermi in gioco e che, quando lo faccio, piaccio per davvero. Ho capito che c’è un mondo intero dentro di me che per troppo tempo ho tenuto sopito ma che quando schiudo la porta esce fuori un arcobaleno ricco di colori.

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Il 2019 è stato l’hanno in cui…ho smesso di aver paura dei silenzi.
Ho imparato ad ascoltare i miei pensieri senza volerli per forza addomesticare, ho imparato a provare a sentire un po’ di più quello che ho paura di provare perché a volte anche il dolore è necessario per rivedere il sole. Ho imparato a non aver bisogno di nessuno ma ad apprezzare la compagnia di chi vuole esserci davvero.

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Il 2019 è stato l’hanno in cui…ho realizzato che so stare da sola, ma quando si è in compagnia si sorride di più.
E ho imparato che non è da perdenti ammettere di provare malinconia, di avere delle mancanze…e a volte mi manca avere qualcuno accanto, quel qualcuno che ti fissa solo perché mi piaci…qualcuno che non voglio che tu abbia problemi…qualcuno con cui abbattere ogni difesa.

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Il 2019 è stato l’hanno in cui…ho realizzato che non tutti possono comprendere cosa stai passando e fargliene una colpa è sbagliato, ma nessuno ha scritto da alcuna parte che bisogna accontentarsi delle amicizie a metà; che chi non ti ascolta non ti merita, chi non capisce i tuoi silenzi non merita le tue parole, chi pretende la tua presenza ma non ti concede la sua probabilmente merita la tua assenza.

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Il 2019 è stato l’hanno in cui…senza accorgermene,  mi sono amata un poco in più!
In cui ho amato un poco in più.

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E dal 2020 cosa vorrei?
Non chiedo nulla, come sempre: sorprendimi!!!
Dimostrami che sono brava a sbagliare.
Ricordami che posso amare.
Insegnami che non devo smettere di sognare.

Pensieri Sparsi

Semplicemente un post domenicale


E’ il mood domenicale quello che accompagna le mie dita che battono sui tasti del mio Mac, quella specie di ozio misto a voglia di non pensare che domani inizia una nuova settimana.
A volte mi chiedo se prima o poi riuscirò a superare l’avversione per il lunedi, anche se dovreste apprezzare il fatto che da una vita ho smesso di tediarvi con i miei Post del Lunedi.

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La verità è che sono giorni che mi riprometto di trovare del tempo per scrivere, ma scrivere davvero di me, poi puntualmente mi fermo ancor prima ritrovarmi di fronte al foglio bianco.

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Continuo a rimandare i buoni propositi che mi ero prefissa ad inizio anno. E va bene che Gennaio abbiamo deciso di fingere che non esista, ma siamo giunti già quasi alla metà di Febbraio e ancora non sono uscita da questo letargo in cui sono caduta.

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Insomma riuscirò davvero:
– ad iniziare la dieta?
– a riprendere seriamente la palestra?
– rendermi conto che questo 2019 è iniziato?

Pensieri Sparsi

/pro·cra·sti·nà·re/


– Io odio il mese di Gennaio.
° A chi lo dici, lo detesto proprio.
– Cioè veramente ho un problema con questo mese.
° E’ peggio del mese di Settembre.
– A Settembre ero distratta, adesso sono triste. Anzi non riesco ad essere neanche triste. Non riesco ad essere niente a Gennaio.
° Esatto, mi prende l’apatia.
– Ecco, brava. Sono apatica. A Gennaio sono apatica. Anzi sono tristemente apatica.

Tema ricorrente della telefonata di ieri con un’amica è stato l’odio per il mese di Gennaio; ad un certo punto ho temuto ci fossimo trasformate in un disco rotto per quanto incapaci di uscire da questo loop di insofferenza rivolto ai primi 31 giorni dell’anno.
– Fa freddo ed è buio.
° Si stanno allungando le giornate.
– Si è vero, ma è comunque freddo e buio.
° Non ho voglia di fare nulla, fa freddo.
– Ed è sempre buio.
Non so se sia davvero colpa del freddo, che nel mio caso gioca sicuramente un ruolo bello pesante, o se sia tutto semplicemente nella mia testa ma sono ormai giorni che mi crogiolo nella mia apatica tristezza. Mi affaccio sul mondo, sbircio i mesi a venire, osservo tutte le mie emozionanti cose che mi aspettano e mi metto seduta ancora un pò. Non ho voglia di carburare, come se si potesse scegliere davvero. 
/pro·cra·sti·nà·re/  |  Rinviare a un altro momento, differire, rimandare.
E’ esattamente quello che sto facendo in questi giorni: lo farò più tardi…lo farò nel pomeriggio…lo farò domani…lo farò, prima o poi…
Ricomincerò a sentire qualcosa, ne sono sicura.
Semplicemente lo farò più tardi…forse domani…magari a Febbraio…
Pensieri Sparsi

Sto meglio…


Mettermi di fronte ad un foglio bianco è stato complicato questa volta, le voci che di solito affollano la mia testa hanno indetto lo sciopero della parola da un pò e questo, se per una persona normale dovrebbe significare motivo di sanità mentale, nel mio caso mi lascia un immenso vuoto interiore, come se, di colpo e senza rendermene realmente conto, non avessi più la benchè minima idea di chi sia quella persona che mi fissa allo specchio.

Tiro un lungo sospiro, chiudo gli occhi per un istante e provo a cercare quelle voci. Provo a cercare la mia voce. Provo a lasciare alle mie dita che battono isteriche sulla tastiera il compito di cercare pensieri a cui dare voce. Ci provo…non è mai stato così difficile riuscirci.

Eccoci qui: un nuovo post simil depresso di una che si lamenta senza sapere neanche più il motivo di questa lagna continua. E forse è così che alla fine mi sento, così che definirei quella che di sfuggita vedo riflessa sul finestrino di questo treno che mi sta portando a casa: una senza arte ne parte capace solo a lamentarsi di dio solo sa cosa, una spaventata dalla vita che non va come dovrebbe andare. Sorpresa eh? Ma poi, parliamone, chi ha deciso come cavolo deve andare questa cavolo di vita? Cosa diavolo ti toglie il sonno la notte e il respiro di giorno? Cosa ti fa indossare quegli inutili sorrisi finti ogni qual volta l’unica cosa che vorresti fare è sederti in un angolo, fissare il vuoto e piangere come se non ci fosse un domani?

Sto meglio! O forse mi racconto che sia così perchè sono stufa di stare sempre male; stanca di aver paura del vuoto che mi avvolge se mi fermo, stanca di dover essere forte, stanca di non sentire nulla o di sentire troppo tutto insieme, stanca di non riuscire ad essere più davvero felice. Stanca di aver paura che non ci riuscirò mai.

Sto meglio! Non dovete preoccuparvi per me: ho imparato a respirare a fondo quando sento il cuore battere così forte da togliermi il respiro, ho imparato a contare per distogliere i pensieri, ho imparato a rispondere a telefono anche quando non voglio parlare, a controllare la mia rabbia e non lasciare che quello che ho dentro venga fuori. Ho imparato che cercando di perdere il controllo ho solo migliorato la mia tecnica per mantenere il comando anche se, è palese, che questa barca sta andando alla deriva.

Distolgo lo sguardo dalla ragazza del riflesso, gli occhi pieni di lacrime tradiscono quello che le dita, senza permesso, stanno buttando fuori. Ancora un lungo sospiro. Sono quasi arrivata a casa, metto su il mio rossetto rosso, respiro a fondo, e mi ricordo come si compone un sorriso sul mio viso.

Sto meglio. Sono stanca, ma sto meglio.

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30 Days Writing Challenge – 17


Nessun balletto di gioia e gaudio per l’arrivo di questo Venerdi, nonostante io stia pregustando il mio weekend di ozio puro dal momento stesso in cui ho aperto gli occhi questa mattina [perchè dire che oggi io mi sia svegliata è un’esagerazione bella e buona].
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Essenzialmente sono ancora a lavoro, ma ho già finito tutto quello che avavo in programma per questa stupida settimana, non è quindi questo il momento migliore per ritrovarmi qui?
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Giorno 17 – Parla del tuo segno zodiacale e se ti calza o no.
Eh? Seriamente?
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Tralasciando la fase universitaria Paolo Fox è il guru della mia vita, in cui la classifica giornaliera e le stelline del buon Paolo erano diventate una vera e propria ossessione per me e la mia compagna di studi sfiornado perdite di dignità vertiginose con lo scambio di messaggi per restare aggiornate sulla quantità di stelle che avrebbe accompagnato la nostra giornata, credo di ricordarmi di avere un segno zodiacale solo per pura convenzione.
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Avrei potuto skippare la domanda con un semplice: Risposta non pervenuta.

Ma non sarebbe stato da me non blaterare a vuoto su qualcosa. Vi avrei deluso. Motivo per cui, da brava blogger dedita alla cura dei suoi fantastici post, ho provato ad acculturarmi sull’argomento per riuscire a dare una risposta quanto meno ragionata, veritiera sarebbe chiedere troppo.ajkjk

Mi sono, quindi, affidata al mio amico Google ponendogli la domanda in modo cristallino ed elementare:
Pesci – caratteristiche del segno zodiacale.
ed ho aperto la mente pronta a recepire nuove nozioni che avrebbero sicuramente soddisfatto la mia sete di conoscenza.
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Oroscopo.it
Pesci è il dodicesimo segno dello zodiaco, ed è anche l’ultimo segno del ciclo zodiacale. Questo segno, quindi, porta con sé molte delle caratteristiche degli undici segni che lo hanno preceduto. Coloro del segno dei Pesci, comunque, sono più felici nel tenere molte di queste qualità segretissime. Questa gente è altruista, spirituale e molto concentrata sul suo percorso interiore.
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Oroscopodioggiedomani.it
Pregi :
dolce, ama la famiglia, ama le feste e le tradizioni, fiducioso nella vita, ama i bambini, bonaccione.
Difetti : ingenuo, poco fedele verso il partner, eccessivo nel dare fiducia agli altri, goloso, può possedere non pochi vizi, manca di coraggio, manca di determinazione.

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Polveredistelle.it

  • Giorno della settimana: giovedì.
  • Pietre portafortuna: ametista, corallo rosa, turchese, acquamarina.
  • Colori: grigio perla, porpora e verde.
  • Fiori: iris, verbena, lylium e camelia.
  • Metalli: stagno.
  • Essenze ideali: incenso, violaciocca.
  • Simbolo: Stilizzazione di due pesci legati fra loro, ma che nuotano in direzioni opposte.

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Tra l’essere definita questa gente e dolce non ho ancora capito cosa sia stato peggio, senza contare che il giovedì è un giorno inutile, la verbena serve per allontanare i vampiri, lo stagno non è un metallo preziono e soprattutto io detesto il verde.

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Stavo per rinunciare quando mi sono imbattuta in questo sito: astriepsiche.it che forse tante baggianate con le racconta in fin dei conti.
I Pesci sono sintonizzati con il mondo delle emozioni e con tutto ciò che abita nel mondo della fantasia e dell’immaginario, vivono “sentendo” e per questo entrano facilmente in connessione con ciò che li circonda.

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Sono i Pesci stessi ad essere tormentati e complessi e a vivere una realtà densa di contraddizioni.

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I Pesci idealizzano la vita, l’amore, l’amicizia  e, spesso, quando si dedicano a lavori che prevedono relazioni di aiuto, anche la loro professione. Ma attenzione, perchè l’altra faccia della medaglia della idealizzazione è la delusione.  Chi è perennemente alla ricerca dell’ideale, è destinato a restare deluso perchè la vita concede sprazzi di infinito solo di tanto in tanto. Il Pesci deve ricordare che le persone sono persone non idee, non sogni.

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I Pesci più fortunati e più evoluti  riescono a trovare un equilibrio fra il sogno e la realtà e costruiscono la loro serenità riuscendo a portare nella realtà quotidiana quel pezzettino di assoluto a cui aspirano.

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il Pesci vive in un suo mondo ideale e per questo la realtà quotidiana diventa  una sofferenza: dettagli, regole, orari, impegni lo fanno sentire imprigionato. Non che non sia in grado di prendersi responsabilità, ma semplicemente la quotidianità è troppo grigia per lui. Salvo la presenza nel tema natale di molti valori terra, la normalità non fa per il Pesci e per questo deve colorare con la sua immaginazione ciò che lo circonda, deve fantasticare, deve tenersi un unicorno immaginario color arcobaleno in salotto.

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Ecco, portatemi un unicorno!!!

Pensieri Sparsi

Welcome, February!


Tutti ad inveire contro Gennaio che sembrava non volesse finire mai, eppure a me sto Febbraio che deve arrivare non mi pare tutto sto Carnevale di Rio; insomma, se Gennaio è un pò come il Lunedì dell’anno, in fin dei conti, Febbraio altro non è che un Martedì.

E voi conoscete qualcuno a cui piace il Martedì?

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E’ un mese strano quello di Febbraio per me, sarà che è il mese prima del mio compleanno e io odio il mio compleanno, sarà che è un mese di cambiamenti e io ho difficoltà ad affrontare i cambiamenti, sarà che fa freddo e io odio il freddo; sarà che sono particolarmente lagnosa ed insofferente.
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Esattamente il 2 febbraio dello scorso anno mettevo per la prima volta piede in questo ufficio piena di ansie e aspettative, piena di speranze e paure. Esattamente ad un anno di distanza mi domando come io abbia fatto a sopravvivere un anno in questo posto senza impazzire e/o ammazzare qualcuno. [grazie fiori di Bach].
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Esattamente ad un anno di distanza attendo con ansia l’arrivo di San Valentino per vedere la fine del mio contratto di lavoro e poter, con un lungo sospiro di sollievo, voltare pagina.
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Cosa mi aspetta dopo ancora non lo so. Ok, teoricamente lo so, ma lasciatemi essere scaramantica questa volta.

Ho una valigia di sogni che mi trascino da troppo tempo dietro, speranze di cambiamenti, desideri da soddisfare…tutto nuovamente affidato al mese di Febbraio anche per quest’anno.
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Oh mio caro Febbraio,

non mi deludere. Non lo sopporterei.

Xoxo

A.




 

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30 Days Writing Challenge – 15


E anche questa settimana è arrivato il Lunedì [leggesi anche OdiaDì, come l’ho soprannominato da un bel pò ormai] ed è stato più strano e complicato del solito: nonostante il tenero risveglio grazie al solito amore di NC, oggi mi aspettava l’ennesima prova di questo periodo da superare. L’ennesima dimostrazione che a piccoli passi forse davvero si possa andare un pò più lontano.
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Una giornata intensa, non c’è che dire, fatta di piccoli tasselli che pian piano stanno andando al loro posto. Nel giro di poche ore mi sono trovata ad affermare Anche questa è fatta! E credetemi, in questo periodo, non è roba da poco.
tumblr_lp7ant9bxi1qacyb2o1_500Sciroccata, guarda che è mercoledì oggi!!!
In verità, ne sono consapevole; semplicemente volevo sottolineare quanto io ci avessi davvero provato a rispettare i tempi ma poi qualcosa deve essere andato storto. Adesso due sono le cose: o fingiamo che sia Lunedì [ma non ci penso proprio eh] o ci illudiamo di vivere in una parallelismo spazio temporale nel quale oggi è esattamente il giorno dopo il 14esimo e andiamo avanti.
In fin dei conti anche oggi la giornata è iniziata con il solito amore di NC, quindi, direi che si può fare.
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Giorno 15 – Descrivi la tua giornata punto per punto.
Davvero credete che possa interessare a qualcuno?
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La mia sveglia, dal lunedì al venerdì, suona alle 7:29 non un minuto prima nè uno dopo e la prima cosa che faccio, ancora con gli occhi semichiusi, è quella di afferrare il mio telefono per staccarla prima che Nick Carter inizi a cantare decretando ufficialmente l’inizio di una pessima giornata. Nonostante la consapevolezza di avere solo 30 minuti, 35 al massimo, per prepararmi ed uscire di casa, mi ostino puntualmente ad utilizzare almeno una decina di essi per la passeggiata social del mattino.
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Faccio ammenda chinando il capo ma, non importa a che ora io sia andata a letto la sera prima, difficilmente riesco a mettere piede fuori dal letto se prima non ho controllato: Twitter, Instagram, Facebook, Bkstg, i risultati delle sfide di Covet Fashion, come stiano vivendo nella mia città di Sim City; hai visto mai possa essere accaduto qualcosa di assolutamente sconvolgente ed imperdibile nelle ore che ho dedicato al sonno.
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Trovata la forza di abbandonare il letto [Piumone mio adorato, ti amo. Non mi dimenticherò di te.] e di affrontare una nuova giornata, prima ancora di capire di essere viva per davvero sento lo spasmodico bisogno di caffè; fosse possibile farei delle vere e proprie iniezioni endovena di caffeina [se solo gli aghi non mi terrorizzassero cpsì tanto] per abbandonare lo stato catatonico simlZombie con cui mi affaccio ad un nuovo giorno.
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Capirete anche voi che, a questo punto, il tempo che mi resta per lavarmi, vestirmi e smettere di essere uno zombie si riduce ad una decina di minuti, quindici al massimo; sconfiggere lo scorrere inesorabile delle lancette del mio orologio è il mio obiettivo quotidiano e, oh no, non ci pensate proprio: svegliarmi prima o smettere di perdere tempo sui social non è assolutamente contemplato.
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Recuperato il cibo per il pranzo, salutati gatto, madre e ovviamente nonna, che ogni mattina mi raccomanda alla Madonna che mi possa accompagnare nel mio cammino, dato il buongiorno al cane ed imprecato contro chi ha parcheggiato in modo da rendermi complicato uscire di casa con l’auto, inizia ufficialmente la mia giornata o, per meglio dire, circa quelle 11 ore quotidiane in cui una sola domanda riempie la mia mente: Perchè diavolo ho abbandonato il mio amato piumone questa mattina?
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Un’ora di macchina, quattro ore di lavoro, un’ora di pausa pranzo, quattro ore di lavoro, un’ora di macchina.
Telefonate, mails, documenti, attestati, faldoni, visite mediche, DPI, noia, finti sorrisi, distrazioni facili [Twitter e NC segneranno la mia fine prima o poi], odio, ancora noia, bisogno di scappare. Manca poco ormai.
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E’ circa alle 18:00 che ritorno a vivere. Una telefonata a farmi compagnia nel mio ritorno a casa, piacevole routine a cui non potrei più rinunciare, una voce amica per tornare alla vita lasciandomi alle spalle ansia e stress, pensieri cupi e frustrazioni, per tornare a ridere e pensare alla leggerezza della vita, per sentirmi meno sola, meno grande e meno noiosa/annoiata.
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La mia giornata punto per punto, davvero qualcuno ancora sta leggendo?
Oh bene, siamo arrivati all’entusiasmante momento del mio ritorno a casa. Yaaaaay. Al mio saluto ai nonni che da quando hai cambiato lavoro ci manchi a casa, il racconto delle rispettive giornate e dei miei progetti accanto alla stufa mentre il nonno mangia e la nonna si lamenta che oggi fa più freddo degli altri giorni, tutti i giorni.
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E’ in queste ore che durante la mia settimana si concentra, in fin dei conti, per davvero la mia vita: shopping fatto al volo, recupero di telefilm, organizzazioni varie ed eventuali, cazzeggio con l’iPad e/o con i miei fratelli, ingozzamento di patatine e/o caramelle, chiacchiere, lagne e tanta fantasia.
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E’ prima di tornare dal mio amato piumone che, fantasticando sull’arrivo del weekend, colleziono attimi di vita, mi lascio uccidere dalle ansie e pianifico come salvarmi dalla routine sperando di incontrare un uomo ricco ed affascinante che finalmente mi regali la vita da Paris Hilton che ho sempre meritato.
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Uhmm, c’è ancora qualcuno lì?
Se si, battete un colpo.
Pensieri Random di una 15enne · Pensieri Sparsi

Di unicorni, seppie e pecorelle.


Con il tempo ho capito che non vi è alcuna debolezza nella candida ammissione di avere bisogno di qualcosa o di qualcuno in un determinato momento della propria vita; non è stato un percorso breve e/o semplice quello che mi ha condotto a questa deduzione eppure, per certi versi, è stato un qualcosa di a dir poco inevitabile.
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Quanto diffcile può essere, per una persona orgogliosa come me, ammettere di avere bisogno di qualcosa probabilmente solo chi mi conosce nel profondo può davvero capirlo. Eppure alla fine è accaduto.
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Avevo bisogno delle mie amiche, della leggerezza dei pensieri che affollano la nostra mente quando siamo tutte insieme, del suono sguaito delle nostre risate e dei nostri balletti scomposti; avevo bisogno di ricordarmi come ci si sente quando ci si allontana dal buio profondo della mia anima quando l’ansia divora ogni mia connessione mentale.
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Avevo bisogno di mangiare come se non ci fosse un domani con una bilancia pronta a giudicarmi, di bere come se avessi ventanni o fossi una teenagers americana persa nel suo mondo colorato fatto di party e cuori rosa; di ballare scordinata fino a sentirmi mancare il respiro.
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Avevo bisogno di credere negli uniconi e negli arcobaleni, salutare le pecorelle e raccogliere soldi,  inveire contro delle seppie e parlare di cose prive di senso come se fosse la normalità.
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Avevo bisogno di festeggiare compleanni, brindare all’amicizia e alle prime rughe che stanno facendo capolino sui nostri volti dai sorrisi sempre giovani; avevo bisogno di sentirmi ragazzina e donna perdendomi nella profondità di discorsi senza capo ne coda, in quei giri pindarici dai quali è difficile scappare.
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Avevo bisogno di tornare la Bimba un pò coccolata e un pò viziata, di cantare sigle dei cartoni animati a squaciagola sognando ad occhi aperti quei mondi che mi hanno accompagnato nella crescita, di sentirmi principessa con la consapelozza di essere una guerriera.
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Avevo bisogno di scattare fotografie, creare ricordi, lasciarmi trascinare dalle emozioni; di scattare selfie stupidi in un negozio o di fronte ad un monumento, stando ben attente a prendere solo noi per non far capire al mondo dove siamo finite questa volta.
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Semplicemente, avevo bisogno di Noi.
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30 Days Writing Challenge – 13


Buon Sabato!
Non percepite il suono melodioso di queste parole??? Se pure Jovanotti ha sentito il bisogno di scriverci una canzone sul Sabato un motivo deve pur esserci, eh; quindi beatevi della melodia e della leggerezza di questo Sabato.
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Ma non perdiamoci in futili chiacchiere. E’ sabato, e noi abbiamo una domanda a cui rispondere che ci attende.30-day-writing-challenge2

Giorno 13 – Per cosa sei entusiasta.

In questo specifico momento della mia vita?

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Sono entusiasta per i cambiamenti che mi aspettano nel mio prossimo futuro [sperando sempre di non finire dalla padella alla brace], per questa nuova avventura che mi aspetta e per questa nuova porta che si sta lentamente aprendo nella mia vita. Una nuova occasione. Tutto quello che sembra essere una buona base di partenza per avere un cambiamento in quella routine che mi sta lentamente deteriorando.

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Sono entusiasta per il prossimo viaggio che sto organizzando, nonostante tutte le remore e tutte le difficoltà, nonostante le mie ansie e le mie paranoie.

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Sono entusiasta perchè stasera vedrò Cristina D’avena in concerto e non vedo l’ora di ritrovarmi ad urlare sulle note della sigla di Sailor Moon. animaatjes-sailor-moon-3134670
Buon Sabato ♥