Esserci.
Ho sempre immaginato che quando qualcosa di veramente brutto accade nella tua vita il resto perdesse di importanza, come se di colpo tutto il superfluo svanisse e non riuscissi a vedere oltre quello necessario. Mi sbagliavo. Quando la tua vita viene travolta da una valanga che ancora non riesci a comprendere, la prima cosa che cerchi di fare è restare a galla provando a ricordare come si facesse a respirare; subito dopo i tuoi occhi iniziano a muoversi freneticamente alla ricerca di chi hai intorno, della mano tesa che ti offre aiuto, della spalla su cui riversare le tue lacrime, del sorriso che riscalda la solitudine che la sofferenza porta con sé.
Ti ritrovi ad odiare tanto il rumore quanto il frastuono del silenzio assordante di cui ti circondi; temi che il vuoto che senti dentro possa risucchiarti lentamente fino a farti scomparire e che la rabbia che ti logora possa mutare il colore dei tuoi occhi tingendo di nero la tua anima. Sai che devi essere forte, se lo aspettano tutti da te, ma ti senti così debole e spaventata che a volte, per quanto possa ucciderti dentro, lasci vincere la paura e finisci per guardarti intorno e, con un grande stupore, ti rendi conto di quanto importante e diverso sia lo scenario che ti circonda. Almeno questo è quello che è accaduto a me.
Sono passate ormai tre lunghe settimane da quando, come nei peggiori incubi, la mia vita è finita in un frullatore. Ma questa non è la maxi storia di come la mia vita è cambiata, capovolta sotto sopra sia finita, per quel racconto li penso di avere bisogno di tempo, tanto tempo, per metabolizzare quanto successo. Questo è semplicemente la fotografia di quello che, nel momento peggiore della mia intera vita, ho trovato di fronte a me, di quello che mi ha scaldato il cuore e di quello che mi ha deluso nel profondo.

Quando le brutte notizie arrivano in piena notte, il primo nome da chiamare che compare nella tua mente è, senza ombra di dubbio alcuno, quello della persona di cui più ti fidi al mondo. L’unica a cui sei certa non servano troppe spiegazioni per essere accanto a te: la mia persona vive letteralmente dall’altra parte del mondo. Un messaggio con un’unica parola, Tesor, ed il mio telefono ha iniziato a squillare perché sono certa che ti sia successo qualcosa. E’ stata la persona che ha accolto le prime parole sconnesse e le amare lacrime che hanno bagnato i miei occhi, quella che ha abbracciato il mio sgomento facendolo un po’ suo, quella che calmato i miei singhiozzi provando a razionalizzare l’irrazionalizzabile. Il sostegno emotivo senza il quale sarei stata persa in questi giorni.

Il secondo nome è quello della persona di cui hai bisogno: la mia persona era forse quella più sbagliata, quella che su carta non mi avrebbe dovuto un bel niente figuriamoci starmi vicino in un momento del genere, quella che ho provato fallimentarmente ad allontanare per tutto l’inverno, la stessa che al mio messaggio sbigottito ha reagito con una telefonata fottendosene di tutto il resto. La persona che in questi giorni mi ha dato tanto, forse troppo, e anche di più, senza lasciarmi sola, anche quando non poteva fisicamente essermi vicino o quando, in preda all’ansia, gli ho reso un inferno ogni tentativo. La prima che ho visto da quando questo incubo è iniziato. Sembri un cadavere questa sera. Il primo abbraccio, quello che, almeno per un attimo, ha calmato tutti i pensieri bui che affollavano la mia mente. Quella che mi ha portato a vedere il mare perché è di questo che hai bisogno, quella che mi ha ascoltato piangere e ripetere le stesse cose come un disco rotto, che ha sopportato i miei capricci e ha provato a disinnescare i miei pretesti per litigare. Quella persona che ha creato la Giornata Mondiale dei Bacini solo per intasarmi il telefono di stupide emoticon e strapparmi un sorriso; quella che ha passato giorni a ripetermi non devi aspettarti nulla perchè poi resti delusa per poi ammettere di essere stata più agitata di me, nonostante i tentativi di calmarmi. Quella persona che ha aspettato un’ora e mezza e fatto 50 km in più solo per passare del tempo con me e farmi parlare, quella della colazione che ti calma in un giorno troppo complicato. Quella che ti sono vicino perché è normale che sia così, perché ci tengo tanto a te.
E poi c’è la persona ritrovata! Quella con cui le strade si erano divise da mesi ma che, in un momento del genere, è nel posto dove forse è giusto che sia: accanto a te. Senza troppi se, senza alcun ma, nonostante tutto ha scelto di mostrarsi forse anche superiore a me e semplicemente essere presente quando ogni certezza sembra svanire, quando mantenere tutti i pezzi insieme sembra impossibile. Sono sempre di famiglia. Certe cose, forse, neanche il tempo può cambiarle alla fine.
Esserci! Tutto gira intorno ad un semplice verbo alla fine. Esserci, semplicemente volerlo fare.
Quando qualcosa di veramente brutto accade nella tua vita ti guardi intorno, ma lo fai davvero! Scorri i messaggi sul cellulare e ti ritrovi mentalmente a stilare una lista, ad incolonnare le persone, a catalogarle. Le persone che si sono sedute al mio fianco stringendomi la mano senza mai lasciarmi sola sono essenzialmente tre. La prima, la seconda e la ritrovata.

Poi c’è chi ci prova: chi ti conosce da una vita eppure non trova le parole giuste da dirti ma trova il modo di farti sentire la sua presenza, quella che ti chiede di uscire perchè hai bisogno di distrarti, chi anche solo con un messaggio (forse pure di circostanza) ti fa sentire il suo supporto. C’è quel collega che non se ne fa una ragione e il capo che ti concede tutta la flessibilità di cui hai bisogno, la collega che ti ricorda che devi essere forte perchè altrimenti il mondo sarebbe meno rosa. C’è l’amica che ti scrive tutti i giorni, più volte al giorno, solo per sapere se ci sono novità, se stai bene; quella con cui, in questi giorni assurdi, ti lascia parlare di ragazzi perchè così il mondo sembra più normale anche a te.

Poi c’è chi il messaggio non te lo manda per niente, chi millanta a parole una vicinanza mai palesata in tre lunghe settimane, chi ti chiede come stai e manco si accorge che non stai rispondendo alla domanda, chi ti promette di uscire e poi sparisce e chi ti chiede di farlo solo perchè ha bisogno di un favore. Chi chiamami se hai bisogno, ma non ho avuto tempo di chiederti come stai, chi troppo preso dai suoi psicodrammi neanche si è reso conto che stai passando l’infermo.

Sono tre settimane che mi viene ripetuto che non è facile sapere come comportarsi in alcune situazioni, le parole da trovare, i gesti da fare. Mi dicono di non essere severa con chi non riesce a trovare la strada per starmi vicino; ascolto, annuisco e fingo di essere d’accordo! Chi tiene a te, il modo lo trova sempre. Chi tiene a te, quando stai male, non riesce neanche a pensare che esista un modo giusto o sbagliato di starti vicino. I tuoi problemi diventano i suoi, e le tue spalle pesano un po’ meno. Chi tiene a te sa chi sei, sa che non servono grandi parole. Esserci. È tutto lì.
So perfettamente chi sono, sto iniziando solo a capire chi ho intorno davvero.
E non mi piace così tanto.