Per poter raccontare e scrivere, bisogna prima vivere.
Ho sempre pensato che tutto accade per una ragione, solo che non sempre è cosى facile ed immediato capire quale essa sia. Fossi una persona paziente, attenderei il corso degli eventi per scoprirlo ma, guardiamo in faccia la realtà, ho sempre odiato anche solo attendere la Vigilia di Natale per capire se le mie richieste fossero state esaudite. Vi pare che me ne stia qui seduta a capire il perché degli eventi?
Non molto tempo fa mi sono ritrovata ad analizzare come questo spazio fosse cambiato, come lo fossero i miei post, le mie parole. Magari un lettore di passaggio non puٍó accorgersene nell’immediato e forse chi mi leggeva all’inizio ha abbandonato questo luogo già da un po’, ma per me che in qualche modo ci vivo dentro il cambiamento è lampante sotto i miei occhi. Andando a ritroso nel tempo ci sono post divertenti, post malinconici, post pieni di rabbia e oddio siamo onesti nel dire che ci sono un’infinità di post pieni di ansia. Erano sempre post di una persona che aveva tanto da dire, sempre meno voglia di farlo utilizzando parole briose ed accattivanti, ma comunque post di una persona che in qualche maniera voleva comunicare qualcosa a qualcuno. Forse solo a se stessa.
Pian piano le parole sono diventate sempre meno ma soprattutto la vita nei post è divenuta sempre più effimera…come se insieme alle parole fossero sparite le emozioni. Un’inversione di marcia radicale rispetto alla direzione che stava prendendo questo spazio: la maschera che post dopo post si stava sgretolando, di colpo stava tornando su più sgargiante che mai.
Per poter raccontare e scrivere, bisogna prima vivere.
L’ho ripetuto per mesi nella mia testa senza capirne davvero il significato, forse. Quando nessuna canzone fa risuonare le corde della tua anima perdendosi nel nulla cosmico, forse qualcosa da cambiare deve esserci.
Dovrei preparare il borsone per scappare per il weekend, dovrei passare la piastra sui capelli ribelli come i miei pensieri, dovrei infilare le scarpe e riuscire a prendere il treno…e sono qui a smanettare sul cellulare incapace di fermare le mie parole ascoltando Tiziano Ferro in bilico tra realtà e immaginazione.
È che di colpo poi ti scoppia tutto tra le mani e finisci per guardarti intorno come una cretina all ricerca delle telecamere che devono aver piazzato prima che l’Angel Show avesse inizio; perché di aver fatto il provino per diventare la protagonista di questa commedia anni 90 non ricordi di averlo fatto eppure sei sicura che di qui a poco arriverà Ashton Kutcher a dare un senso al tutto. Perché all fine un senso deve esserci a questo insieme di scelte insensate.
E forse ho iniziato a gesticolare di più proprio per aggiungere drammaticità ed enfasi al mio ruolo, da vera protagonista da commedia insomma: un po’ svampita, un po’ confusa, un po’ sopra le righe…in balia degli eventi senza prendersi le responsabilità delle sue azioni. Abbandonata dalla sua migliore amica nel momento in cui tutto è divenuto un grande casino, con strani personaggi che le fanno da consiglieri e con il fato che orchestra il tutto nella speranza di rendere la sceneggiatura più avvincente. Forse lavorerei un po’ in più sui dialoghi, ma in fondo è un film scritto davvero troppo in fretta.
Sono sul mio treno in questo momento, la musica della playlist random che Spotify mi sta riproponendo fa da sottofondo ai pensieri che, meno confusi di quanto pensassi, affollano la mia testa. Il mondo mi scorre accanto ed io mi crogiolo nel mix di emozioni che mi scuotono lo stomaco.
Mi sento persa e viva allo stesso tempo.