Warning: questo post contiene un elevato tasso zuccheroso, la lettura di questa vera e propria dichiarazione d’amore di una non più ragazzina dal cuore da quindicenne potrebbe urtare il vostro intelletto e provocarvi un elevato picco glicemico.

Oddio, l’ennesimo post su una boyband; ma non parlava d’altro questo blog?
Forse si, forse no…a chi importa? Questo è lo spazio e il tempo in cui i miei pensieri vengono imbrigliati, il mio punto di vista su ciò che mi circonda, piccoli frammenti della mia vita e se la mia vita è così profondamente legata a 5 ragazzotti dal sangue a stelle e strisce non ho alcuna intenzione di farmene una colpa!

Sarà che ho cambiato lavoro da poco, ho cambiato di colpo orari e abitudini, ho perso parte del tempo che dedicavo alla me adolescente per lasciare che la me adulta si adeguasse al nuovo schema della vita; sarà la paura di crescere che mi porge la mano quando le responsabilità bussano alla mia porta; sarà l’istinto di scappare sull’isola che non c’è insieme a Peter Pan; forse sarà semplicemente nostalgica malinconia ma in questo giorno non posso non abbandonarmi alla dolce sensazione di sicurezza che mi regalano i miei ricordi.

Avevo 13 anni, era il 26 Febbraio del 1998 ed ero a cena; nulla di diverso dal solito, nessuno strano presagio che mi informasse che da quella sera la mia vita sarebbe cambiata per sempre. C’era Sanremo in TV, mi ha sempre annoiato a morte eppure quando all’annuncio degli ospiti fatto da Raimondo Vianello mio padre aveva osato cambiare canale gli avevo cordialmente chiesto di non farlo:
“Voglio vedere che faccia hanno questi cretini per cui tutte le mie amiche a scuola impazziscono! Sono rincretinite, non parlano d’altro!”

Ho sempre creduto nel Karma e, deduco senza alcuna ironia, che quella sera tutte le prese in giro verso quelle ragazzine fissate per l’impossibile mi si siano rivoltate contro.
Avevo sentito parlare di quel gruppo musicale probabilmente da Raimondo e tutto il mondo, ne conoscevo le movenze ed i nomi, ero a conoscenza addirittura dei problemi cardiaci di uno di loro ma non avevo assolutamente mai avuto la curiosità di vedere né di che faccia avessero questi tizi che avevano rubato la sanità mentale alle mie amiche né di ascoltare che musica facessero. Presuntuosa e fastidiosa li avevo etichettati come roba inutile per ragazzine. Fino a quella sera.

Non so bene spiegare cosa sia successo, mai mi sono posta realmente il problema a dirla tutta. E’ stata magia, uno strano sortilegio che mi ha ipnotizzato alla Tv sulle note di quella canzone che profumava di casa, un profumo che avrei imparato presto a riconoscere. Sarebbe tenero, e perché no anche romantico, dire che in quei pochi minuti mi avevano colpito i suoi occhi azzurri, il suo caschetto dorato o la sua bocca a cuore; raccontare di come fossi rimasta folgorata dal suo sguardo o dal modo in cui la lingua accarezzava le labbra ogni tre parole pronunciate.

La verità è che quella sera ero rimasta affascinata dall’aria di porello disadattato che, tra i cinque, aveva il biondino; quell’espressione da cucciolo smarrito tendenzialmente sfigato che, sin da subito, la mia mente aveva associato al suo nome. La mia mente aveva iniziato a tessere la sua storia di povero disagiato facendo di me l’unica eroina in grado di salvarlo dalla cattiveria del mondo [ho sempre avuto una fervida immaginazione, non posso negarlo].

Avevo 13 anni e non riuscivo a dare un nome a quella sensazione di calore che avevo sentito dentro nel fissare la sua immagine alla Tv, a quella voglia di conoscere tutto di quel biondino dai tratti femminei, a quella voglia di averlo nella mia vita come se fosse la cosa più naturale del mondo; non potevo sapere che quei pochi minuti dinanzi ad un televisore avrebbero condizionato in maniera così radicale la mia vita.

Sono passati 18 anni da quella sera e, per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare come fosse la mia vita prima di allora; come riuscissi a vivere senza il mio pensiero felice a tenermi compagnia; non riesco a capacitarmi di come il tempo sia trascorso, di quanto connessa sia stata la mia vita con quella di cinque perfetti sconosciuti che me l’hanno salvata più volte senza averne coscienza alcuna.
Solo chi si è perso, perso per davvero, può comprendere quanto calore possa dare il sentirsi a casa, quanta dolcezza possano regalare quelle note di una familiare spensieratezza.
Solo chi ha temuto di non ritrovarsi può capire quanto un sorriso familiare possa scaldare il cuore facendo riaffiorare emozioni che credevi sopite.

Si dice che la musica salvi le persone, le guarisce con delicatezza, le prende per mano e le accompagna fuori dall’oblio. Per me è stato così! Ero persa e non lo sono più, avevo bisogno di un appiglio per ricominciare a parlare con la Vera me stessa e sono ripartita dall’unica cosa che mi ricordava chi fossi, quella passione che fosse mia e soltanto mia; avevo bisogno di credere che la felicità potesse essere facile ed effimera.

Non chiedetemi come sia accaduto!
Non li incontrerai mai. Mi dicevano; ed io sono passata dal collezionare loro fotografie a collezionare fotografie con loro, a nutrire la mia anima di quei fuggenti attimi di felicità che solo un grande sogno può donare.

Per gli altri saranno sempre i Backstreet Boys, per me sono Nick, Brian, Alex, Kevin e Howie. Cinque amici un pó lontani nel cui abbraccio adoro perdermi come fosse la cosa più naturale del mondo .

Perché quando dopo 18 anni ancora ti batte il cuore
come quando ne avevi 13 non può che essere amore:
Un eterno amore!