30 Days Writing Challenge – 19


Maledizione! Ecco a cosa mi sarebbe servito avere un fidanzatino all’asilo, oggi avrei avuto una storia dolce da raccontare, una di quelle che avrebbe trasformato i vostri occhi in cuoricini dipingendo me come una bambina dal cuore tenero e le gote rosee. Invece nada, nessun amore dal sapore di latte; la prima cotta e il primo amore sono arrivati quando bambina ormai non lo ero più.

Gli amici se sapessero che sono proprio io
pensare che credevano
che fossi quasi un dio
perche non mi fermavo mai
nessuna storia inutile
uccidersi d’amore ma per chi?

Insomma, per parlare della mia prima cotta dobbiamo aspettare gli anni del liceo, quando, sicuramente senza prevederlo, mi sono infatuata di un mio compagno di classe. Lui era bello, ve lo posso giurare; di un bello quasi tenebroso già a quell’età, con me era sempre tanto carino e premuroso, mi portava lo zaino quando andavamo a fare ginnastica e mica è roba da poco. Ma io ero una ragazzina timida e rincoglionita, una di quelle che neanche sotto tortura ti faceva capire cosa le passasse per la testa e così, ad una festa credo, la mia migliore amica [a cui difesa devo dire che non aveva idea della mia cotta] mise gli occhi sullo stesso ragazzo che mi faceva sorridere al solo pensiero.
Non ricordo bene come sia andata la cosa, fatto sta che mi sono ritrovata ad essere il loro postino dell’amore; non avevamo ancora i cellulari e il loro scambio epistolare avveniva tramite me. Sentivo il cuore farsi più piccolo ad ogni foglietto trasportato eppure tacevo quello che mi dilaniava dall’interno per troppo orgoglio, che senso avrebbe avuto raccontarle di quello che provavo se ormai lui l’aveva scelta?

E’ stato solo qualche giorno prima della festa in cui avrebbero concluso che, non ricordo se dopo la descrizione dell’ansia per il primo bacio tra loro o qualche altro dettaglio che non avrei voluto sentire, non sono più riuscita a tattenere le mie emozioni. Non avevo intenzione di ostacolare il loro amore [quattro baci di una serata eh, non fatevi strane idee in testa] semplicemente non volevo saperne i dettagli, stavo male ma non le avrei mai chiesto di rinunciare.
Ed è così che ho passato la serata della festa a cercare di non piangere e non ammazzare un altro compagno di classe che da mesi era diventato la mia ombra; aveva passato la serata a dirmi che mi vedeva strana e io, per levarmelo di torno, gli avevo presentato una mia amica stando ben attenta a sussurrargli della cotta che lei aveva per lui.
Il ragazzo fastidioso malamente scacciato tra le braccia di un’altra quella sera alla festa è stato il mio primo amore, quello che conserva la terenezza dei ricordi adolescenziali, quello su cui avrebbero potuto girare un teen drama che non avrebbe avuto nulla da invidiare a colossi come Dawson’s Creek.
Non era bello, neanche lontanamente, eppure nonostante lo scacciassi in tutti i modi [alcuni veramente terribili] lui era sempre lì a cercare di entrare in quel mondo a cui continuamente gli negavo l’accesso. Era stato l’unico a capire del perchè quella sera io stessi male, l’unico a capire che stessi male, l’unico a capire cosa volesse significare provare un sentimento per qualcuno e non essere corrisposto.
“Io so a te chi piace perchè io non ascolto le tue parole, io osservo i tuoi occhi.”

Una storia travagliata che mi ha accompagnato fino ai primi anni di università, che mi ha tediato almeno altri 5 anni dopo che una sera di gennaio, piangendo come un bambino, lui ha messo la parola fine ai nostri progetti, ai nostri sogni, e un pò quella sera anche a me. Alla vecchia me.
Ti lascio perchè non so cosa provo adesso, ti lascio ma so che senza di te starò malissimo e avrò bisogno di te. Ti amo, non chiedermi di dirti che ho smesso di farlo, ma ti lascio perchè è meglio così.
Credevo di aver consumato tutte le mie lacrime quella sera, credevo mi avesse distrutta. Mi aveva chiesto se avesse potuto tenere il braccialetto d’oro con il nome inciso dentro, mi ero staccata la collana e gliel’avevo tirata addosso urlando di non volere nulla che mi ricordasse di lui. Avevo pianto con una disperazione che non avevo mai provato prima.
Tralascerei il karma che lo ha punito immediatamente quella sera con una brutta rapina in cui ha dovuto dire addio alla macchina del padre che di li a qualche giorno sarebbe diventata sua e mi concentrerei sui ricordi ormai sbiaditi di quell’amore che mi ha stravolto la vita costringendomi a ritrovare una parte di me che forse avevo perso, costringendomi ad affrontare le mie paure e crescere. Costringendomi a capire che si sopravvive al dolore.