Quando ero ragazzina avevo la malsana abitudine ogni qual volta partissi per un viaggio di misurare l’affetto delle amicizie che lasciavo a casa in base al numero di messaggi e squilli che ricevevo quando ero via; in un periodo in cui non esisteva WhatsApp e i messaggi si pagavano ben 12 cent [e ancor prima 200 lire o con il mostruoso addebito di 2.000 lire della Omnitel] ricevere un messaggio per sapere come stavi, dove stavi e cosa stavi facendo era una palese dimostrazione di interesse. Un mi manchi grosso a caratteri cubitali, anche senza utilizzare davvero quelle parole. Ti sto pensando perché sei lontana, magari solo poche centinaia di km ma comunque lontana e ho bisogno di sapere come stai. Non esistevano i social network e le mille e duecento fotografie caricate ogni momento, le telefonate si pagavano veramente, non si conteggiavano i minuti, e un sms era il filo conduttore diretto tra te e chi di te interessava davvero qualcosa.
Per anni ho avuto questa convinzione!
Il viaggio di ritorno a casa aveva sempre il sapore agrodolce che il senso di abbandono che provavo in quei momenti donava alla mia anima. La sensazione che la vita fosse continuata senza di me, senza che nessuno si fosse accorto della mia mancanza aumentava la mia voglia di non tornare a casa, il mio desiderio di sparire ancora per un altro po’. Prima o poi avrebbero sentito la mia mancanza.
Era tutto nella mia testa!
Arrivavo a scuola quasi un poco imbronciata incapace di scrollarmi di dosso questo quella sorta di risentimento; nessuno se ne rendeva conto: ero sempre imbronciata al mattino, sempre particolarmente nervosa.
Finalmente sei tornata! Devo assolutamente aggiornarti, per messaggi era troppo lunga da raccontare. Dovrebbero essere sempre gratis, porca miseria: ho di nuovo finito il credito. Faccio gli squilli con l’addebito, cioè ma quando ho fatto l’ultima ricarica?
Non c’erano grandi abbracci ne frasi epiche, Non ne avevamo bisogno [ok io forse si eh, ma non lo avrei mai ammesso].
Ne sono cambiate di cose da quegli anni, il bisogno di conferme si è affievolito, paradossalmente nonostante la possibilità di essere sempre connesse con quello che lascio a casa sento ogni volta il bisogno di staccarmene almeno per un pò.
Credo sia così per tutti. Aspettiamo poi non arrivano e rimaniamo male. Capisco. Le scuse vengono addotte anche oggi che i messaggi sono gratis… Ma si dai! Io non scrivo più quasi a nessuno così non spreco tempo e energie 😂
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Duecentolire!!! Io me li ricordo i messaggi di duecentolire. Contare le parole, manco fosse un telegramma, che poi, a forza d’abbreviare cambiavi il senso e non si capiva più niente…Nostalgia. Come cambiano le cose però…
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Io rimpiango il tempo dei modem a 56 K ma non per la tecnologia quanto perchè si era in pochi a condividerla e c’era un senso di rispetto reciproco che oggi non c’è più. Gli sms…rimpiango solo di non aver mai potuto avere tra le mani chi li facesse pagare! Incommensurabili ladri…tutti…su una tecnologia semplice e senza costi(per loro) si sono fatti sulle nostre spalle miliardi!
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200 lire forever! Con quella ci facevi anche lo squillo all’amico dal telefono della stazione.
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Cresciamo come il desiderio a volte di reali contatti stare con qualcuno che ti guarda negli occhi e ti chiede come stai vince sempre
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Io ancora oggi mi ritrovo il giorno del mio compleanno a pesare l’importanza che mi da una persona dagli auguri. Se mi fai gli auguri ” pubblici ” su fb e non me li fa privatamente, di persona, con un messaggio personale o in generale con qualcosa di non pubblico mi vien da dare un peso molto ma molto misero. La faccia brutta della tecnologia è la poca intimità fra le persone. Un saluto
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Più sono numerosi gli sms, più è grande l’amore di chi te li manda
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Quindi tu dici che conta la quantità?
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