Pensieri Random di una 15enne

Sono passati due anni!


Devo smettere di farmi promesse che so che non riuscirò a mantenere!

Sia chiaro, io ci provo a tener fede a cosa mi racconto mentalmente, è il mondo che si diverte a vedermi fallire nei miei propositi.
E’ sempre la stessa storia, in fin dei conti, uno decide di fare la dieta e si ritrova dinanzi ad una serie di eventi che avranno lo scopo ultimo di farlo alzare da tavola rotolando come se non ci fosse un domani; si ripromette di iniziare bene la settimana e si sveglia, o quanto meno prova a farlo, come un morto vivente privo delle giuste connessioni mentali anche solo per dire lasciatemi tornare a dormire; decide di essere gentile con il mondo ed incontra tutti deficienti sul proprio percorso. Una congiura, insomma.Stamane è andata pressappoco così!
Non volevo farmi pervadere dalla nostalgia che mi avrebbe sommerso al ricordo di quel weekend di due anni fa ma, appena mi sono svegliata, mi sono resa conto che il mondo non la pensava allo stesso modo; probabilmente avrei dovuto disattivare il favoloso accadde oggi di facebook che, praticamente ogni giorno, mi induce a ripercorrere i miei ricordi ma non so quanto sarebbe stato efficace.
Tutto, oggi, mi rimanda indietro con i pensieri.C’era un periodo della mia vita in cui annotavo tutto, ho sempre vissuto con il terrore di dimenticare ed essendo consapevole di avere una memoria a dir poco pessima affidavo le mie parole ad un diario, un’agenda in realtà, che aveva il solo scopo da fare da tramite, quando l’avrei riletta, tra me e quel passato un pò troppo sbiadito. Ho smesso di farlo da un po’, preferisco lasciare alle foto l’arduo compito di fungere da macchina del tempo ed aiutarmi a rivivere i momenti trascorsi.

È lunedì e sono malinconica!
La prima cosa che ho visto stamane entrando su Facebook è stato il mio viso sorridente [teoricamente più giovane, ma in realtà non sono cambiata di una virgola] abbracciata ad un uomo barbuto. Messa così sembra un’immagine random, come se io avessi l’abitudine di fare foto con sconosciuti o, peggio ancora, di abbracciare gente.

Questo post non è altro che una pagina strappata dal diario di un’adolescente troppo cresciuta [e questo ormai lo avete ben metabolizzato]. Sono passati due anni da quando sono risalita sulla giostra, non che mi ricordi quando fossi scesa del tutto; due anni da quando il cuore ha ripreso a battere più forte nel mio petto e l’ansia ha preso una sfumatura differente. Due anni da quando hai pronunciato il mio nome [grazie stupida macchina fotografica], due anni dal mio rossetto rosso sulla tua guancia, due anni da quell’aperitivo impegnativo, due anni dal tuo sudore sulla mia povera maglia, due anni dal tuo piatto pieno di cibo a colazione, due anni dalla tua goffa irruenza per i miei poveri capelli.

Scorro il mio Accadde oggi di Facebook, foto e ricordi, parole ed emozioni. Lo scorso anno scrivevo: Oggi siamo piene di nostalgia. Eppure la felicità nel guardare queste foto è legata alla consapevolezza che dopo un anno siamo ancora qua. Dopo un anno, e che anno, siamo diventate sorelle   Quel giorno eravamo insieme un pó per scelta….un pò per caso; oggi non potrei immaginare un’avventura senza di voi.Nulla avrebbe avuto lo stesso sapore se non lo avessi condiviso con quelle persone che sono diventate parte fondamentale della mia vita; nulla avrebbe avuto lo stesso dolce, ma malinconico, ricordo che oggi mi ha tenuto compagnia. Nulla sarebbe stato lo stesso senza di loro.

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Ho messo una foto mossa e sfocata per scelta!

 Sono passati due anni da quei giorni.
Due anni da te.

Pensieri Random di una 15enne · Pensieri Sparsi

Amara is coming!


Warning: questo post è stato scritto da una 15enne i cui feelings sono stati distrutti in malo modo non appena ha aperto gli occhi stamattina, il contenuto fortemente bimbominchioso potrebbe danneggiare gravemente alla salute dei vostri neuroni.

La verità è che oggi vorrei avere davvero 15 anni per potermi sentire in pieno diritto di dare vita alla mia disperazione interiore, invece di essere dinanzi a questo computer persa nei meandri dei miei pensieri a fissare un disegno da completare e una pratica da terminare fingendo, probabilmente neanche in maniera magistrale, che me ne importi un fico secco dello spessore delle linee.

Non è stato il suono della sveglia a destarmi questa mattina, ero ancora beatamente cullata dalle braccia di Morfeo quando una spiacevole sensazione si è attanagliata, come un gatto aggrappato ai maroni, al mio stomaco; probabilmente mangiare patatine gusto barbecue di sera non è stata esattamente una furbata o, e di questo ne sono convinta, il mio stomaco aveva avvertito prima di me l’aria nefasta che avrebbe tirato questa mattina.

Troppi messaggi su whatsapp al mattino, a meno che non ci sia stato Dancing with the stars la notte precedente, non sono mai un buon presagio; ancor prima di aprire tutte le notifiche che stavano facendo impazzire il mio telefono ne avevo la piena consapevolezza: era giunto il momento.
La me 30enne è scappata in un angolo a nascondersi per l’imbarazzo delle parole che la me 15enne sente il bisogno disperato di mettere nero su bianco.
E’ INCINTO!!! Ok, tecnicamente è lei a portare in grembo un piccolo mostro, ma LUI ASPETTA UN BAMBINO!

Respira, respira….respira un cazzo!
Per una tragedia del genere minimo, e sottolineo minimo, avrebbero dovuto concedermi una settimana di ferie, riempirmi di barattoli di gelato e, non siamo avari, di Nutella su cui riversare la mia disperazione; dovrei avere il diritto di passare la giornata sotto il piumone, che visto che fuori piove non sarebbe poi tanto male, a guardare live dei suoi concerti quando la sua mano non era inquinata da quell’anello sul dito e non esisteva nessuna pagnotta in forno da aspettare. Dovrei avere il sacrosanto diritto di prendere a pugni tutti qualcuno, scaricare il nervoso facendo shopping senza sentirmi in colpa per i soldi spesi; dovrei stare a telefono a piangere con le mie amiche 15enni sentendo il nostro perfetto mondo di fantasia sgretolarsi sotto i piedi.E’ INCINTO!!!
Siamo seri è come se di colpo vi dicessero che Ken avesse ingravidato Barbie: assurdo!!!
E’ come se vi dicessero che domattina un’invasione di Mini Pony malvagi distruggerà la terra a colpi di arcobaleni: un abominio!!!
E’ come se vi dicessero che la fine del mondo è vicina, perché, credetemi, è la cosa più plausibile che accada arrivati a questo punto della storia.

Tralasciando il fatto che forse, e sottolineo forse, io stia leggermente, proprio poco, esagerando con la mia reazione a questa nefasta notizia; voglio poter essere libera di sentirmi disperata ed esigo silenzio da parte di chi non sente di condividere queste mie sensazioni. Oggi pretendo rispetto per il mio dolore, voglio sentirmi 15enne e il mondo deve lasciarmelo fare…in silenzio.Che poi l’arrivo di un bambino è sempre una cosa bella, in linea teorica, ma non in questo caso, non quando sembra essere arrivato lo strillone del paese ad urlarti nell’orecchio: è ora di crescere; non quando è il tuo sogno adolescenziale a diventare papà. Non può essere vero, uccidetemi. Non quando tutti i presagi sembrano annunciare la venuta di Amara, la succhia-anime a tradimento [e chi guarda Supernatural può capire cosa io intenta con ciò].Oggi è un giorno strano, di questo ne sono convinta.
Svegliarsi in questo modo dovrebbe essere illegale, leggere queste notizie dovrebbe esserlo. Ho aperto gli occhi su un mondo differente, e la consapevolezza che non basterà chiuderli per tornare alla realtà perfetta rende tutto molto triste.Dovrei concentrarmi sulle cose da fare, la me 30enne reclama invano attenzioni che oggi non avrà; voglio crogiolarmi nei miei feelings infranti per tutto il giorno continuando a visionare scenari apocalittici nella mia mente, voglio leccare le ferite del mio piccolo cuoricino infranto.
Voglio avere il diritto di essere di cattivo umore, senza dover chiedere scusa per esso.

È INCINTO! NICK CARTER È INCINTO!
E io voglio sentirmi triste come se non ci fosse un domani perché la prima cosa che ho letto stamane è stata questa e, nonostante tutto, non sono potuta tornare a letto e fingere che questo giorno non sia mai esistito perché, per quanto la voce della me 15enne sia estremamente alta in questa giornata, ho dovuto indossare i miei vestiti da 30enne e andare a lavoro.

Ditemi se questa non è cattiveria.

Pensieri Sparsi

Sogni ricorrenti, ne abbiamo?


Parlare di sogni con me si rivela essere sempre un’esperienza esilarante; la capacità della mia mente di recepire gli stimoli esterni, processarli e trasformarli in qualcosa di epico è straordinaria. Io non sogno di notte, io creo dei kolossal che farebbero impallidire Spielberg!Tralasciando la fase in cui il mio subconscio sembrava conoscere cose a me sconosciute, dire che i miei sogni sono dei veri e propri film sarebbe riduttivo!
Insomma, a chi non è mai capitato di sognare il compagno di quella vecchia amica di scuola che ci dice di non raccontare quello che hai visto e incontrarlo il giorno dopo in compagnia di un’altra donna?A chi non è mai capitato il giorno prima dell’esame di matematica di sognare la risposta esatta al quesito della professoressa isterica, quella soluzione cercata invano su appunti e dispense a cui avevamo ormai rinunciato a dare senso?
Se non c’è neanche sul libro, è una risposta inesistente e la domanda deve essere sbagliata!
A chi non è mai capitato di salvarsi il sedere all’esame in questo modo?
Certo, bisogna essere dotati di poco buon senso nello scegliere di scrivere quello che si è sognato di notte invece di ammettere la mancata conoscenza della risposta, ma il mondo è dei folli ancora non lo avete capito?A chi non è mai capitato di sognare colui che il giorno dopo avrebbe chiesto il nostro aiuto? Sempre Lui, solo Lui! Come se ci fosse una maledetta connessione, come se non potessimo fare a meno di esserci per Lui!Sto tergiversando, ne sono consapevole! La verità è che non sono un’esperta in psicologia ma potrei parlare per ore dei sogni e del loro strano modo di confondermi la mente!Sogni ricorrenti, ne abbiamo?
Non voglio soffermarmi sullo strano significato della sua [sempre Lui] presenza nel mio mondo onirico quando sono triste, stressata, nervosa, ansiosa, preoccupata…insomma quando ho la luna storta e il mondo non mi sembra un posto adatto a me in alcun modo!Non voglio soffermarmi sul senso di protezione misti a disagio scatenato dal sogno stesso; detestare la persona che in sogno cerca di salvarci non è esattamente simpatica come sensazione, soprattutto se appena sveglia l’unico desiderio è quello di incontrare quella stessa persona e passarci delicatamente sopra con la macchina per il gusto di eliminarlo dal mondo e la speranza di cancellarlo dal proprio subconscio!È una settimana che sogno di tornare a scuola!
Seduta all’ultimo banco che cerco di copiare, in ritardo perché non conosco più gli orari dei treni, terrorizzata dall’interrogazione. Stessi compagni di classe, sensazioni contrastanti. A volte sono consapevole di essere cresciuta, di essere cambiata…altre no.Al mattino mi sveglio piena di angoscia; come se avessi dimenticato qualcosa, come se dovessi capire qualcosa, imparare qualcosa…come se avessi perso qualcosa.

E voi, sogni ricorrenti, ne avete?

Pensieri Random di una 15enne · Pensieri Sparsi

Miss u, my dream!


Attenzione: questo post contiene un alto contenuto bimbominchioso. ♡
Sarà stata la riproduzione casuale del lettore mp3, saranno state le foto degli ultimi giorni, sarà l’autunno che incombe e nessuna data prossima da attendere, sarà che ho ancora troppe foto da stampare e ricordi da archiviare.
Sarà che per certe cose non esiste un motivo sensato!
Sarà un miscuglio di cose…ma mi manca!!!
L’unico sconosciuto tra le cui braccia voglio perdermi!!!

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Can I kiss you?
Sure 💗

Parole e Storie

Eclisse


Mi prenderò cura di te

“Perché lo hai fatto? Come hai potuto? Cosa cazzo ti è passato per la testa, cristo santo. Non dovevi. Perché diavolo lo hai fatto?”
Le sue urla strazianti riecheggiano nell’auricolare del telefono che stringo disperatamente tra le mani, mordo il labbro inferiore quasi fino a farlo sanguinare, respiro ritmicamente cercando di mantenere saldo il controllo della voce, nessuna sfumatura nella freddezza assente del mio tono deve svelare ciò che sento sempre più difficile nascondere.
“Mi dispiace. Avevo già deciso ormai, non avrebbe avuto alcun senso aspettare ancora.”
Una pausa pregna di dolore e disperazione.
“Ne avrebbe avuto per me, porca troia. Per noi. Come hai potuto farlo? Era nostro figlio, cazzo, come hai potuto decidere da sola? Cazzo, sei solo una stronza, come ti è saltato in mente? Sei un’egoista, era nostro figlio, cazzo. Lui. Cazzo. Lui era…”
Ascolto le sue parole spingendole lontano da me. Sfogati, amore mio, butta fuori tutta la rabbia che senti esplodere dentro di te, odiami pure se ti servirà a stare meglio. Piangi amore mio, liberati da quel dolore che ti stringe il cuore opprimendoti fino a impedirti quasi di respirare. Non rispondo alle sue accuse, sospiro stancamente cercando dentro di me quell’ultimo barlume di forza per mettere fine a questo strazio.
“Mi spiace, Chris. Il bambino non c’è più, è inutile parlarne ormai.”
Frasi dirette e concise di chi parole davvero non ne ha.
“Ti odio. Per me sei morta, Desy. Morta!!!”
Il suono muto del telefono attraversa la mia anima annientandola con un sol colpo, come uno specchio gettato a terra da un bambino dispettoso sento il mio io frantumarsi in mille pezzi, alcune schegge impazzite hanno infilzato il mio povero cuore provocandomi un dolore allucinante, mi manca il respiro mentre sento il mio male prendere forma, calde lacrime amare bagnano il viso rigandolo con la loro scia nerastra. Mi lascio cadere sul letto, il materasso sembra voglia fagocitarmi per quanto risucchia il mio corpo, l’odore di vecchio delle coperte si impossessa di me rendendomi parte dell’arredamento di questo squallido motel di terzo ordine in cui mi trovo.
La mano accarezza il ventre ancora piatto in un gesto lento e carico di dolcezza e sofferenza.
“Mi prenderò cura io di te.”

Buonanotte, Mr Stephens

Mi lascio cadere rovinosamente sul divano slacciandomi i pantaloni, senza molti preamboli afferro la testa della brunetta, che mi fissa con aria sognante, e la conduco con poca grazia sulla mia intimità, la sua bocca si muove golosamente intorno alle mie parti più sensibili seguendo il ritmo dettato dalla mia mano sulla sua nuca. Alzo gli occhi al cielo abbandonandomi ai miei gemiti fino a sfogare tutta la mia libido nella bocca della ragazza che, stravolta dall’eccitazione e dal desiderio, mi supplica con lo sguardo di farla godere.
“Bob, portala fuori!”
La porta alle mie spalle si apre lentamente, il mio uomo ombra entra sicuro mentre con pochi gesti scoordinati risistemo i pantaloni al meglio, la ragazza viene quasi alzata di peso dal mio bodyguard che, senza proferir parola, accontenta subito la mia richiesta facendola sparire in men che non si dica dalla mia vista.
Sono distrutto. Lo show di questa sera mi ha massacrato eppure il mio appetito sessuale non è ancora sazio, prendo una birra fresca da frigobar e una sigaretta speciale dal pacchetto che ho poggiato sul tavolino accanto a me, sento i miei sensi affievolirsi leggermente e la mia voce rauca chiedere l’ingresso della prossima troietta della serata, è una biondina questa volta, si avvicina sensuale a me guardandomi come se fossi un dio, le sue stupide parole inutili riempiono la stanza, una smorfia compare sul mio viso mentre l’afferro con forza facendola quasi cadere su di me, le mie labbra cercano fameliche le sue, la mia lingua fruga violentemente nella sua bocca quasi come se volessi succhiarne la più profonda essenza, le mie mani si muovono veloci sul suo corpo fino a spogliarla totalmente, in pochi gesti le sono dentro, mi muovo come un animale in calore tenendola saldamente per i fianchi, pochi colpi decisi per raggiungere di nuovo il piacere più assoluto, esco da lei e mi allontano senza degnarla nemmeno di uno sguardo.
“Puoi sparire adesso.”
Mugugna qualcosa con tono supplichevole e lamentoso cercando di fermarmi prendendomi un braccio, l’allontano da me con un movimento lesto, chiudo la porta del bagno alle mie spalle lasciando scemare nella mia testa il suono lagnoso della sua voce, lascio scorrere l’acqua sul mio corpo perdendomi nel tepore che mi regala il vapore che ha riempito la stanza.
Un altro giorno ha avuto fine.
Sbandando come se fossi ubriaco, mi lascio cadere sul morbido letto ricoperto da un caldo piumone rosso porpora, spalanco gli occhi fissando il soffitto cassonettato, un senso di spossatezza pervade il mio corpo eppure anche questa notte il sonno non sembra volersi impossessare di me. Sospiro rumorosamente accendendomi l’ennesima sigaretta farcita, aspiro profondamente fino a quando i miei polmoni saturi chiedono di essere liberati, inspiro lentamente inarcando le labbra per un sorriso ebete e vuoto, proprio come me. Chiudo gli occhi costringendomi a mettere fine a questa giornata, la testa si fa a mano a mano sempre più pesante fino a quando si spegne definitivamente anche l’ultimo pensiero.
Buonanotte, Mr Stephens.

Desy e Chris sono due mie vecchie conoscenze,
quei personaggi che tieni chiusi nel cassetto, che ogni tanto saluti facendoti prendere da mille dubbi, mille desideri.
Desy e Chris sono una storia scritta senza pretese, quelle storie a cui ti ci affezioni senza motivo, quelle storie che vorresti che gli altri conoscessero anche se non sai che non sono nulla di speciale, quelle storie che hai nel cuore…
Desy e Chris sono un piccolo progetto:
l’idea di un racconto che vorrei autopubblicare su Amazon…ma che, per paura di mettermi in gioco, continuo a mettere da parte.

Parole e Storie

Parola magica


“Puoi anche continuare a guardarmi le gambe, non si apriranno per magia!”

Sorrido sfacciata sollevando leggermente il bicchiere dal bancone del bar, il mio sguardo penetra il liquido increspato dal movimento lento della mia mano scontrandosi divertito contro i suoi occhi.  Un ampio sorriso sul suo viso, quasi  una risata smorzata. Sistema la visiera del berretto chinando lievemente il viso, scuote il capo prendendosi il suo tempo, tenendomi bloccata nel mio. Ho sempre odiato le attese. Sorseggio ansiosa.  Non immaginavo di desiderarlo cos tanto,  non lui,  non adesso.

Mi concedo ancora un sorso, continuando a fingermi padrona della situazione, dominatrice di questo gioco pericoloso che già so finirà per far male solo me.

Passa una mano tra i capelli, decisamente più lunghi di quanto li ricordassi, più lunghi di quando le mie mani li hanno accarezzati l’ultima volta ignare di quanto un giorno avessi potuto desiderare di vedere le mie dita intrecciate in quella chioma corvina.

Gli orridi quadretti della sua camicia, lasciata lievemente slacciata, mi stanno ipnotizzando;  mi mordo le labbra inseguendo la linea del suo collo, liscio e invitante sembra fatto apposta per accogliere le carezze che la mia bocca e la mia lingua saprebbero donargli.

La sua mano sulla mia coscia mi fa trasalire riportandomi di colpo alla realtà, un brivido mi attraversa l’anima colpendomi come una frustata.

“Potresti dirmi la parola magica allora!”

Sorride. Le labbra umide e semiaperte, come se fossero  in attesa,  gli occhi fissi nei miei ardono di desiderio, ogni muscolo del suo viso sembra essere in tensione mentre la sua mano si fa sempre più audace. Schiudo le gambe inumidendomi le labbra lascivamente, ancora un lungo sorso di vodka senza distogliere i miei occhi dai suoi, le sue dita sempre più padrone della mia pelle. Mi strappa il bicchiere di mano in un moto violento impossessandosi della mia bocca, preme le sue labbra sulle mie famelico, non mi lascia tempo e spazio per una contromossa, mi ha completamente reso schiava della sua passione. Sposta lo sgabello su cui sono seduta, girandomi verso di lui. Si avvicina deciso posizionandosi tra le mie gambe ormai oscenamente pronte ad accoglierlo. Non mi importa più di nulla ormai: voglio essere sua!

Le mie mani impazzite corrono sul suo corpo, accarezzano il suo petto fino a conoscerne ogni muscolo, scendono verso i suoi jeans slacciandoli con bramosia.

Mi ferma. Si sposta da me lasciandomi stravolta e vuota, incapace di respirare se non la sua aria. Ansimo con le labbra schiuse, le guance arrossate dall’eccitazione, gli occhi lucidi dalla frustrazione. Sorride soddisfatto regolarizzando il suo respiro. Allungo una mano per tirarlo nuovamente a me, con un rapido movimento la blocca fissandomi con un’espressione che non riesco a decifrare, le sue labbra rapiscono le mie dita, sento la lingua carezzarle e un lento calore riempirmi dall’interno.

“Sto impazzendo, Jay. Ti voglio.”

Non posso averlo detto sul serio. Non io. Non a lui. Non in questo squallido bar.

“Parola magica, Izzie!”

“Voglio essere tua!”

Ancora quel sorriso magnetico sul suo volto, quel brillio nei suoi occhi, ancora le sue mani sul mio corpo, ancora le sue labbra sulle mie mentre con decisione finalmente prende possesso del mio corpo, della mia anima, della mia essenza più profonda, mentre mi accompagna alle porte del Paradiso e mi abbandona nella profondità degli Inferi nel medesimo istante, mentre mi annullo ad ogni sua spinta invocando il suo nome come fosse quello del mio Dio, mentre le mie unghie segnano la sua pelle lasciandogli il mio marchio, mentre inconsapevolmente diventa sempre più mio.

“Allora Izzie!!! Quale era la parola magica?”

Scuoto la testa svegliandomi dal sogno ad occhi aperti in cui mi ero persa, sento le guance colorarsi prepotentemente di rosso quando i miei occhi si scontrano con quelli di Jay che continua a fissarmi con aria buffa e impaziente.

“Eh? Di che parli?” – la voce esce quasi roca dalle mie labbra costringendomi a dissimulare con qualche colpo di tosse.

Jay sfila il bicchiere che ho tra le mani, scuotendo la testa con disappunto, sistema la visiera sul suo viso coprendo i suoi occhi che sento carichi di delusione. Sorrido timidamente intrecciando le mie dita alle sue.

“Questa volta devi scoprirla tu!”

Parole e Storie

Una notte per dirsi addio.


Mi giro e mi rigiro tra le morbide lenzuola di seta che avvolgono il mio corpo pervaso da un insolito senso di spossatezza, mi raggomitolo su me stessa in pochi morbidi gesti, sento la testa schiacciarsi pesantemente sul cuscino mentre, ancora con gli occhi sigillati, mi lascio cullare beatamente dal torpore che avvolge le mie membra intorpidite e stanche. Un lieve tepore scalda il mio viso, una leggiadra carezza sulla mia pelle. Sogno o realtà? Non sono ancora sicura di volerlo scoprire. Sconnessi input pervadono la mia mente che si sforza inutilmente di comprendere quanto reale sia questo calore che sento farsi sempre più vicino a me. Devo avere decisamente esagerato con l’alcool ieri notte e quest’odioso stato di stordimento in cui mi trovo ne è la diretta conseguenza. Nuovamente quel lieve tepore sul mio viso, a rilento sfiora le mie guance, lambisce appena le mie labbra per poi perdersi tra i ricci dei miei capelli. Ascolto il silenzio intorno a me lasciandomi inebriare dall’intenso profumo di uomo che mi avvolge. Lentamente schiudo gli occhi, muovo le palpebre per lasciarli abituare gradualmente alla luce del giorno che li inonda rendendo più nitida l’immagine del dolce sorriso che illumina il suo viso. Ti fisso incredula, il cuore trema nel mio petto mentre il mio sguardo si posa rapido sui biondi capelli che ricadono morbidi sul tuo viso latteo, sfiora la tua bocca carnosa nascondendosi timido ai tuoi intensi occhi azzurro mare che si adagiano dolcemente sul mio viso.

“Buongiorno, piccola.”

La voce del roca del mattino. Un morbido bacio sulle mie labbra. Un dolce sorriso sul mio viso.

Ma cosa diavolo sta succedendo?

Non so bene neanche io perché anche questa volta avevo accettato il tuo invito a seguirti nell’ennesimo tour, la mia passione per i viaggi e la mia costante ricerca di nuovi stimoli per le mie mostre fotografiche avevano vinto ancora una volta su tutte le mie titubanze; in fondo non vi era stato tour a cui non avevo partecipato, non vi era città in cui non ti avevo seguito e, nonostante questa volta non era stato facile motivare la mia presenza alla tua nuova compagna, eri stato perentorio nel ricordarmi la promessa che ti avevo fatto il giorno in cui con la mano tremante aveva firmato il tuo primo contratto discografico: ci sarò sempre io con te Nicky!

Sebbene dentro di me sapessi che forse sarebbe stato meglio starmene a casa mia, ancora una volta mi sono trovata a urlarti felice a telefono che non avrei rinunciato a partire con te per nulla al mondo. Per quanto amassi farmi pregare, ho sempre adorato seguirti in giro per il mondo: la folla urlante, gli orari strampalati, jet-lag a non finire da superare, le emozioni dei live; vivere di riflesso il suo successo riuscendo a mantenerti in poche battute con i piedi per terra mi ha sempre regalato sensazioni che più vivo e più sento difficili da abbandonare.

È iniziato tutto così: la tua telefonata, la mia risposta, la nostra partenza.

L’espressione beata del tuo viso, mentre i tuoi occhi cercano quasi disperati i miei, mi confonde.

Era una bellissima giornata di sole ieri mattina, lo spettacolo della sera precedente era stato un successo strepitoso, la sveglia aveva suonato relativamente presto per entrambi, un’abbondante colazione e via: una sana mattinata di shopping per le strade di Tokyo era quello a cui avevamo deciso di dedicarci noi due.

“Allora, Kristal, mi aiuti a scegliere?”

Ho risposto annoiata avvicinandomi all’ennesimo stand che avevi deciso di spulciare alla ricerca del regalo perfetto per la tua dolce Marissa, mi guardavi interrogativo mostrandomi due kimoni in seta dai colori molto tenui.

“Allora rosa o blu? Farfalle o fiori?”

Fissavo indecisa i due eleganti abiti tradizionali giapponesi cercando di trovare in tempi brevi la risposta che fremevi di ricevere, sebbene conoscessi decisamente molto poco i gusti della tua nuova fidanzata l’ansia con cui ti apprestavi a prendere uno dei due capi mi aveva spinto a correre in tuo soccorso.

“Questo blu è bellissimo, molto delicato…”

“…e facile da far scivolare via.”

Una lieve risatina aveva accompagnato le tue parole alle quali mi ero ritrovata a sorridere leggermente portando gli occhi al cielo.

Lentamente disegni con un dito il mio profilo, restiamo sospesi nel pesante silenzio che ci avvolge. Ti sorrido timidamente mordicchiandomi le labbra mentre continuo a ripercorrere con la mente tutto ciò che ci ha portato qui.

Eri così soddisfatto del tuo acquisto, eri stato ore a raccontarmi di lei, di come vi eravate conosciuti, di cosa sentivi quando eravate vicini e del vuoto che provavi standole lontano, di quanto il cuore battesse nel tuo petto al solo vederla sorridere, ti sentivi finalmente completo e, anche se la delusione era stata enorme, in fondo avevi compreso anche il suo rifiuto alla tua richiesta di seguirti in tour: per una modella non era cosa semplice partire per mesi interi e tu eri ben consapevole che lei non avrebbe mai rinunciato alla sua vita per accompagnarti in giro per il mondo. Abbiamo camminato per ore in giro per la città mentre la tua voce riempiva l’aria intorno a noi e il tuo braccio cingeva la mia vita.

Perché non hai insistito per portare lei? Perché sei stato così accondiscendete? Poggio la mia mano sul tuo petto sperando che il tuo cuore risponda alle mie insistenti domande.

La giornata è trascorsa tranquillamente, mi hai costretta ad assaggiare il sushi a pranzo, canzonandomi tra un boccone e l’altro per le espressioni buffe del mio viso. Da bravi turisti, abbiamo vagabondato per le strade lasciando alla mia fedele macchina fotografica il compito di immortalare la bellezza, i colori, le sfumature e l’intensità della città. Stremati, siamo tornati in hotel alle prime luci del tramonto, i ragazzi ci aspettavano per cena e non potevamo assolutamente tardare; ancora ridendo per la tua ennesima battuta di cattivo gusto, ci siamo salutati con un rapido bacio sulle guance sparendo entrambi nelle nostre camere da letto per un rilassante bagno caldo.

La tua mano si poggia morbida sulla mia, l’avvolge completamente al tuo interno tenendola ferma sul tuo cuore.

Solita cena per noi, solite risate, solite battutine sciocche, solita telefonata di Marissa che ti ha tenuto per un bel po’ di tempo lontano da noi. Solita vita da tour. Sebbene siano passati anni ormai, nonostante i nuovi arrivi e qualche partenza, l’armonia del gruppo è rimasta sempre invariata nel tempo. Penso sia proprio di questo di cui parlavamo io e Alex al tuo ritorno tra noi, frettolosamente, ti sei inserito nel nostro discorso, il tuo fiume di parole ha placato le nostre lasciandoci in silenzio ad ascoltarti, sembravi particolarmente iperattivo e non hai provato neanche a mimetizzare il tuo sconforto quando tutti gli altri lentamente si sono ritirati nelle loro stanze per il giusto riposo.

“Non avrai sonno anche tu?”

Un vivido luccichio ha rischiarato i tuoi occhi al suono della mia risposta, la tua mano si è intrecciata alla mia, conducendomi nuovamente per le strade illuminate a festa di Tokyo. Come due bambini finiti di colpo nel paese dei baiocchi, ci siamo fatti fagocitare dalla vita notturna della città, naufraghi in quel mare di luci abbiamo trovato rifugio in un club dove, senza pensarci troppo, abbiamo iniziato ad assaporare un cocktail dietro l’altro.

“Questo non possiamo non assaggiarlo.”

Sempre la solita scusa. Sempre uno in più. La testa sempre più leggera. I sensi sempre più alterati. È forse questo che ci ha portato qui?

Decisamente entrambi su di giri abbiamo fatto ritorno in hotel, chiamare un taxi era stata una decisione più che sensata, seduta sui sedili posteriori dell’auto mi sono ritrovata con la testa poggiata sul tuo petto mentre la tua mano si districava tra i miei ricci ribelli. Le tue labbra morbide si sono poggiate sul mio collo per lievi carezze. Ero confusa, annebbiata dall’alcool, ho chiuso lievemente gli occhi lasciandomi trasportare dalle crescenti emozioni che quel contatto inaspettato stava suscitando dentro di me. La tua mano si è intrecciata ancora una volta alla mia per aiutarmi a scendere dal taxi, il tuo braccio si è stretto intorno alla mia vita mentre insieme abbiamo varcato silenziosamente il possente ingresso della hall per nasconderci velocemente nel vano ascensore che ci avrebbe portato al nostro piano. Ancora qualche istante e ci saremmo dati la buonanotte come sempre, ma ieri non era la solita sera e nessun vano ascensore mi è mai sembrato più piccolo, la mia schiena poggiata alle pareti, il tuo corpo adagiato al mio, il tuo sguardo eccitato aveva letteralmente rapito i miei occhi un istante prima che le tue labbra facessero lo stesso con le mie.

È stato così che tutto ha avuto inizio, la tua lingua come impazzita ha cercato la mia per una frenetica danza, le tue mani si sono strette intorno al mio corpo bramose di abbandonarsi a carezze proibite. Il suono dell’ascensore ha interrotto l’oblio dei sensi in cui eravamo finiti. Pochi istanti. Era ormai troppo tardi per spegnere ciò che ardeva di vita dentro noi. Stingendo la mia mano, hai cercato le chiavi della camera, senza accendere le luci mi hai lasciato entrare chiudendo la porta alle tue spalle, non riuscivo a vederti ma sentivo il tuo respiro farsi più vicino, le mie labbra schiuse in attesa delle tue, le tue mani decise sul mio corpo, lungo la mia schiena, sul mio sedere, e poi su fino a raggiungere il mio seno. La tua bocca affamata di me. Le mie mani desiderose di te. Spingendomi con il tuo corpo mi hai condotta al letto su cui giaciamo adesso, mi hai fatto stendere coprendomi con il tuo corpo, lentamente hai iniziato a liberarmi dei miei vestiti assaporando con la lingua ogni centimetro della mia pelle sempre più nuda ai tuoi occhi. Con decisione ti sei insinuato tra le mie gambe schiudendole delicatamente, le tue mani si sono intrecciate alle mie, i miei occhi hanno cercato il profondo oceano dei tuoi mentre, con una spinta, sei entrato dentro di me. I tuoi movimenti decisi, le tue carezze delicate, il nostro piacere che si espandeva nella stanza. I nostri corpi non sembravano essere mai sazi l’uno dell’altro, abbiamo sfamato la nostra bramosia  bramosia fino a quando, stremati di piacere, non ci siamo addormentati ancora stretti l’uno tra le braccia dell’altro.

Mi sorridi con dolcezza sfiorando nuovamente le mie labbra. È tutto così surreale. Lasciamo che il silenzio parli per noi, permettiamo ancora un po’ al nostro muto amico di conservare i mille pensieri che attanagliano le nostre menti. Le tue labbra si posano nuovamente sulle mie.

“E’ stata la notte più bella della mia vita.”

Mi sussurri appena, lasciandomi sorridere imbarazzata. Sono confusa, cerco le tue labbra come risposta alle tue parole. La tua mano sfiora le mie forme di donna risvegliando lentamente i sensi ancora intorpiditi, il tuo corpo si fa sempre più vicino al mio mentre la tua lingua ha ormai preso pieno possesso della mia bocca.

Il suono squillante del tuo cellulare ci distrae prepotentemente dall’ascolto dei nostri desideri, mugugni qualcosa stringendo il mio labbro tra la bocca, allontani il tuo corpo dal mio per allungarti ad afferrare il piccolo oggetto poggiato sul comodino. Fissi in display per qualche istante, dall’espressione smarrita non faccio fatica a capire che sia lei. Ti alzi nervosamente schiarendoti la voce prima di accettare la chiamata.

“Buongiorno, amore mio.”

Ti osservo camminare nervosamente di fronte la grande vetrata che da sulla città. Mi sento piccola e sporca in questo immenso letto.

“Ma che dici? Tu non mi disturbi mai…ma no, non stavo facendo niente di importante e poi, lo sai, che nulla è più importante di te, piccola mia.”

Sgattaiolo via dalle lenzuola che ricoprono il mio corpo caldo, senza fare alcun rumore, mi rivesto frettolosamente senza distogliere lo sguardo dal tuo corpo.

“Mi manchi da morire, amore mio, è tutto così triste senza di te. Non ce la faccio più a vivere così.” Mi avvicino furtivamente alla porta, un sorriso smorzato si fa largo sul mio viso osservando per un’ultima volta il tuo viso illuminarsi in un dolce sorriso al suono della sua voce.

“Ti amo anche io, tesoro.”

Chiudo la porta alle mie spalle abbandonandomi ad un lungo sospiro.

Non è facile lo so, ma questo è un addio. Il mio addio.

Se siete arrivati alla fine, non posso che ringraziarvi.

Oggi storie e ricordi del passato, quando bastava una foto per far viaggiare la fantasia.

Nessuna pretesa, solo noia in una lunga domenica pomeriggio.