Pensieri Sparsi · Weird World ❤

E se a diventare virale fossi tu?


Nel bene o nel male purché se ne parli.

Probabilmente nessuna frase potrebbe esprimere meglio lo stereotipo di società in cui, consapevoli o meno, siamo stati tutti risucchiati da così tanto tempo che difficilmente saprei dire quando sia accaduto. Siamo tutti in cerca di una qualche forma di visibilità, anche quando ci ergiamo sul nostro piedistallo fatto di disgusto e spocchiosità e iniziamo a sindacare tutto ciò che è trash, esibizionismo o, banalmente, lontano dal nostro modo di vedere le cose.

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La società si divide tra quelli che si scattano milioni di selfie e quelli che passano il tempo a storcere il naso alla loro vista puntando il dito e condividendo farlocche ricerche scientifiche che etichettano come malati gli amanti delle foto a se stessi; tra quelli che tweettano usando l’hashtag #GfVip per commentare la qualunque e chi usa lo stesso hashtag per commentare chi commenta la qualunque. 

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Si divide tra le pancine psicopatiche che, direttamente dal medioevo in cui sono rinchiuse, chiedono consigli sul nulla alle loro simili e le adepte stereotipate del Signor Distruggere che le giudicano lasciando commenti tutti uguali tra loro e ripetendo sempre le stesse 4/5 baggianate che la competizione in demenza scatta facile e decretare un vincitore diviene sempre più complesso. 

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Si divide tra chi usa il web come un luogo ameno in cui condividere ogni proprio stato d’animo lagnandosi della propria vita, del prossimo, del cibo, delle lagne e di chi prende le distanze dalle lagne e chi si lagna di chi si lagna.

Si critica Chiara Ferragni facendo un post su Chiara Ferragni, dando quindi pubblicità a Chiara Ferragni pur desiderando di non leggere ovunque di Chiara Ferragni. Un po’ per capire di cosa io stia parlando.

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 Siamo tutti un po’ blogger, un po’ Instagramers, un po’ influencer, un po’ poser (anche se questo termine non sono sicura si utilizzi ancora). Siamo tutti un po’ critici cinematografici, critici letterari, critici culinari. Siamo, semplicemente, tutti critici.

La nostra opinione conta, sempre e comunque. Ma è realmente così?

Ho citato prima non a caso le pancine e le adepte di Distruggere. Troppo facile puntare il dito contro un genio del male che ha ben capito come sfruttare a suo vantaggio la voglia di deridere il prossimo che è insita dell’animo umano; troppo facile puntare il dito contro le pancine vittime della loro stessa demenza. Il motivo del suo successo è banale e scontato, è quello che ha portato ogni Mean Girl che si rispetti ad essere popolare e dominare sul resto della popolazione: prendi un soggetto debole ed esponilo al giudizio di chi si crede più furbo. Boom! Il gioco è fatto! 

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Lui lo trovo geniale! Chi lo segue in maniera maniacale un po’ meno! Chi ne invidia il successo per niente! Chi arriva a stampare gli attestati di Petalogia, però, mi fa una tristezza infinita.

Potremmo analizzare sommariamente il caso di Timidamente Amore: una poraccia crede di saper scrivere, condivide questo suo testo senza capo né coda in un gruppo (o forse una pagina, non sono sicura della fonte); questi capitoli sconclusionati vengono postati sulla pagina di Distruggere e, loro malgrado, diventano virali! C’è chi invia video sulle reazioni alla lettura del favoloso testo, chi si impegna a disegnare la pianta dell’appartamento dove si svolgono i fatti, chi studia le dinamiche cercando un senso logico e chi, addirittura, decide di creare un piccolo corto dedicato ad ogni capitolo!

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Tutto molto divertente, direte voi! 
Eppure, se ci ragioniamo almeno un attimo, dietro le parole a sconclusionate di quella sottospecie di romanzo c’è una persona, probabilmente ignorante e senza alcuna nozione di scrittura, che, nel suo mondo, ha un sogno, forse troppo grande e troppo irraggiungibile (e toglierei anche il forse), ma chi siamo noi altri per deriderla rendendola lo zimbello del web?

Sicuramente gloria ai personaggi della sua immaginazione, in un certo senso, è stata donata: ma era questa gloria quella a cui ambivano? E se così fosse: non stiamo forse creando dei mostri?

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E finalmente arrivo a parlare di ciò che, più di ogni cosa sopra citata, mi ha spinta a parlare di ciò: la signora della pelliccetta. E non fate finta di non sapere di cosa io stia parlando eh, che non ci crede nessuno.

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Da un lato abbiamo una signora un pò verace che, in modi rozzi e teatrali, cerca di far valere un suo diritto (raccontata così educatamente sembra addirittura un’altra storia, me ne rendo conto), dall’altro un’entità sconosciuta che, fiutata la potenzialità di un video del genere sul web, ha filmato l’intera scena, svenimento compreso, e lo ha postato sulla rete. Non saprei darvi una tempistica ma, all’improvviso, il video della signora dall’improbabile maglione bicolore era praticamente ovunque.

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Anche sulla mia bacheca di facebook, se ve lo stavate domandando o mi stavate già etichettando come una di quelle che sale sul suo piedistallo a giudicare; resistere a quel concentrato di trash e teatralità è stato impossibile anche per me, domandarmi del perché cose del genere non accadano mai in mia presenza è stato il passo successivo.

Diciamoci la verità: la reazione della signora è perfettamente esilarante!

La dialettica sconnessa mista di chi sente di avere come unica arma la sua voce grossa e le sue minacce urlate un pò a casaccio, la commessa maleducata incapace di gestire la situazione e la vigilanza che, con garbo ed educazione, cerca di portare la calma in una situazione degenerata ormai da un bel pò. Fosse stata una sceneggiata sarebbe stata perfetta. Ma non si tratta di finzione, e il problema alla fine della fiera è proprio questo.

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Perché il popolo del web è avaro, non si accontenta di ridere guardando un video che probabilmente non sarebbe dovuto finire on line; non gli basta deridere la signora per la scenata. Il popolo del web deve indagare, dare un nome a quella donna, geolocalizzarla; ha bisogno di vedere quella povera pelliccetta che ormai ha assorbito il colore del vestito oggetto del contendere, deve vedere la foto della cerimonia da 150 invitati a cui la signora ha partecipato facendo una pessima figura, deve andare a scavare negli strafalcioni regalati a facebook dalla stessa signora che con l’italiano proprio non riesce ad andare d’accordo. 

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E’ un popolo strano quello del web!

Non che la gente reale sprizzi normalità da tutti i pori eh, ma dal web a volte sembra più facile osservare quanto disagio ci circonda, quanto disagio ci ingloba. 

Una signora senza arte ne parte è stata trasformata in un fenomeno da baraccone, prima, e in una sottospecie di celebrità dopo; perché tutta l’empatia  provata per questa signora presa di mira dal popolo del web si è persa nel momento esatto in cui l’ennesimo video della signora che racconta di essere fermata per strada per fare foto e lasciare la firma (parlare di autografi è troppo complicato per lei), nel momento esatto in cui ci sono siti che parlano di una possibile ospitata della signora nei salotti della d’Urso o, peggio mi sento, dell’ospitata come guest star della donna della pelliccetta in una o più discoteche del napoletano (il video qui). Ma siamo seri?

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E se a diventare virale fossi tu? Come reagiresti?