Pensieri Sparsi

West Cost Days ✨ #Day9 💸


Sai che una città ti ha rubato il cuore quando, non appena metti piedi all’aeroporto per lasciarla, senti uno strano malessere che ti brucia dentro, una malinconica nostalgia che ti avvolge come una coperta fatta di ricordi al pensiero di abbandonare quei luoghi che hai sentito tuoi, almeno per un po’.

La giornata di oggi è stata un lento tessere quella malinconia coperta: l’ultima colazione in quello diventato in poco tempo il solito Starbucks, l’ultimo pranzo, l’ultima passeggiata, l’ultimo tram, l’ultimo giro al centro commerciale per quegli ultimi acquisti che mi hanno costretto a tirare fuori il borsone della valigia già piena e pronta a scoppiare.

Un rapido giro al Museo dei Cable Car è stato il saluto a questa città di cui mi sono innamorata, nonostante abbia sviluppato dei polpacci da calciatore per il ripido sali-scendi delle sue strade e soprattutto per il tempo con cui ci ha accolto.

Non avevamo un caldo del genere da almeno 180 anni!” Le parole dell’autista italiano che ci ha portato all’aeroporto la dicono lunga sulla botta di fortuna avuta da me che il freddo lo odio sempre un poco in più.

Giorno 9. Siamo al giro di boa di questo viaggio che vorrei non finisse mai!

Pensieri Sparsi

West Cost Days ✨ #day7 & #day8 🇺🇸


A San Francisco farà freddo, devo mettere il piumino 100 gr insieme al costume in valigia o rischio di morire di freddo!?!

Tra le previsioni del tempo e i racconti dei viaggiatori in real time nella Fog City, ero pronta a malincuore a sopportare vento gelido e temperature al di sotto dei 20 gradi; lo so, già vi avevo accennato a questa cosa nell’ultimo post, ma i 38 gradi di ieri mi hanno scombussolato non poco, soprattutto a causa dei jeans che hanno fatto evaporare tutta l’acqua che avevo in corpo.

Ieri sera ero decisamente cotta per riuscire ad aggiornare questo spazio, il sole cocente misto alla stanchezza e allo snervo per aver perso il mio adorato porta cellulare di Victoria’s Secret comprato lo scorso anno a Boston mi hanno fatto indossare la mia fantastica mascherina e salutare il mondo non appena ho varcato la soglia della camera di albergo. La giornata è stata decisamente intensa.

La mattinata è stata totalmente dedicata alla visita della Prigione Federale di Alcatraz; inquietante ed intensa, ho decisamente adorato questa esperienza.

La visita del penitenziario era accompagnata da un audioguida che attraverso l’alternarsi delle voci dei prigionieri e delle guardie, dei loro racconti, dei suoni e dei rumori tipici della prigione ti risucchiava in una realtà parallela in cui tutto era in bianco e nero. O almeno questa è la sensazione che ho provato io.

I colori hanno iniziato a vibrare non appena ho varcato la soglia del Pier 39, dove dopo un tipico pranzo americano tra surfisti sono rimasta incantata a contemplare dai leoni marini spiaggiati sulle piattaforme del molo. Giuro che non mi sarei più allontanata da quel posticino sul molo, il suono forte dei versi di questi animali in realtà non ha in alcun modo urtato il mio labile sistema nervoso; mi sono imbambolata ad osservare la pacatezza con cui alcuni esemplari dormivano beatamente e l’irrequietudine di quello che lottavano per buttarsi giù dalla piattaforma. Li amo, motivo per cui oggi ho voluto tornare di nuovo a guardarli un altro pochino.

Ho lasciato a malincuore il molo, per fare un giro nella Chinatown piena di negozietti, locali per il the e sculture più o meno inquietanti.

La giornata di stamane è iniziata in maniera più soft, o quanto meno l’idea iniziale era quella prima di decidere di raggiungere a piedi Lombard Street, avete idea di quanto ripide possano essere le strade di San Francisco? Fighissime da fotografare, da percorrere con appena un caffè doppio e un cookie al burro d’arachidi in corpo è tutta un’altra storia.

Bisognava assolutamente recuperare le forze spese dopo tutta questa fatica, motivo per cui,tornati al Pier 39 ci siamo sacrificati per un sano tour culinario tra granchi e seafood cioppini.

La giornata delle tipiche cose di San Francisco non poteva continuare che con una corsa sul Cable Car, una discreta fila per salirci partendo dal capolinea verso l’Embracadero ma il giro ne è valsa la pena soprattutto essendo riuscita a posizionarmi esattamente dove volevo.

Il miglior modo per concludere la giornata? Davvero ci state ancora pensando?

Chi dice che i soldi non possono comprare la felicità, non sanno dove andare a fare shopping! Io non ho di questi problemi!!!

Pensieri Sparsi

West Cost Days ✨ #day6


Mai avrei immaginato, dopo essermi totalmente e perdutamente innamorata di New York, di riuscire a provare un imprinting così profondo per un’altra città; non ero mai stata a San Francisco e non avevo assolutamente idea di quanto poco tempo servisse a questa città per rubarmi il cuore. Il clima pungente con cui mi ha accolta ieri non faceva ben sperare per questa nostra conoscenza e deve averlo capito: oggi ad accogliere il mio risveglio c’era uno splendido sole e, cosa più importante, delle temperature estive che mi hanno ben presto fatto liberare della felpa con cui mi ero attrezzata per affrontare la giornata.

Nonostante quando si pensi a me l’ultimo aggettivo che verrebbe in mente a chiunque mi conosca sia legato alla mia atleticità, non ho potuto resistere all’idea di attraversare il Golden Gate Bridge in bici [le mie gambe ancora si domandano il perché di questa azzardata decisione]. Per quanto mi piacerebbe farmi figa e raccontarvi di quanto sia stato una passeggiata, i battiti accelerati rilevati dal mio Apple Watch dopo ogni salita svelerebbe la mia menzogna; la parte più complicata è stato giungere al ponte, in effetti, attraversarlo è stato piacevole [soprattutto la parte in cui tra il vento alle spalle e la strada in discesa praticamente non dovevo fare alcuno sforzo per pedalare.]

Come ben facile da immaginare, il giro si è protratto più di quanto avessi programmato costringendomi a pranzare alle 15:00 passate e a fare qualche piccola modifica alla lista di cose ancora da vedere. Prima di posare la bici, siamo passati alla House of fine arts, giusto il tempo di scattare qualche foto.

Nonostante la stanchezza, il giro è continuato nella zona hippy di San Francisco lungo Haight – Ashbury Street.

Menzione d’onore va fatta all’autista di Uber che mi ha accompagnato a fare la foto alle Painted Ladies prima di portarmi all’albergo per ricaricare le pile e iniziare un breve giro pro shopping.

Anche questa giornata è volta al termine e per me, e le mie gambine doloranti, è arrivato il momento di abbandonarmi ai 5 cuscini del mio lettone. A domani…se ancora vi va 💕