Decidere di iniziare una nuova serie TV quando tutte quelle arretrate sono lì a puntare il dito contro di te ricordandoti l’impegno preso con loro ha un non so che di ribelle, un pò come avere la consapevolezza di avere del lavoro da finire e decidere di fregarsene altamente, prendere la macchina e passare del tempo al mare. La verità è che quel velo di triste malinconia che aleggiava intorno a Thirteen Reasons Why non avrebbe potuto in alcun modo lasciarmi indifferente, sopratutto in questo periodo della mia vita.
Non vi prometto che non ci saranno spoiler in questo mio pezzo, non sono brava ad arginare le mie parole, ne tanto meno ho alcuna intenzione di farlo, quindi se non lo avete visto ma avete voglia di farlo…beh potete sempre salvare il link del blog e ritornare quando parleremo la stessa lingua.
Esattamente come Hannah Baker sento il bisogno di parlare, di raccontare, di dare voce a quello che ho dentro; non ho alcuna intenzione di suicidarmi, almeno su questo potete stare sereni. La verità è che, mentre tutti o quasi pensano che il suicidio sia la conseguenza di una sconfitta, la decisione di un vile che ha semplicemente smesso di lottare contro la vita, io continuo a vederci un atto di coraggio, sicuramente malato e/o non giustificabile, un atto disperato di chi, probabilmente troppo stanco di cosa continua ad offrirgli la vita, decide di affrontare la morte nella piena consapevolezza che per se stesso sarà dolorosa per un instante ma lascerà delle cicatrici profonde e sanguinanti nell’anima di chi, sopravvissuto a tale atto sconsiderato, dovrà fare fronte alla macabra realtà: potevo davvero fare qualcosa per evitarlo? Potevo io in qualche modo salvarla? sono stato io, anche solo in parte, artefice del suo destino?
Siamo tutti un pò Hannah Baker dentro all’anima.
Lo siamo stati da adolescenti quando cercavamo di farci accettare dagli altri, quando tutto quello di cui avevamo bisogno era un’amica che fosse leale, che ci sostenesse nel bene e nel male, che ridesse e piangesse con noi, che semplicemente ci fosse in quegli anni che credevamo fossero i più duri. Poveri illusi.
Siamo tutti un pò Hannah Baker dentro l’anima.
O quanto meno lo siamo stati quando abbiamo dato fiducia al ragazzetto che ha preso il nostro cuore e lo ha calpestato come fosse carta straccia, quando le attenzioni di quel ragazzo provocavano le invidie delle altre e le loro parole cattive riecheggiavano nei corridoi e nelle strade, quando il nostro nome era conosciuto anche quando noi non conoscevamo nessuno di chi osava pronunciarlo raccontando cose che risuonavano nuove anche a noi stessi.
Siamo tutti un pò Hannah Baker dentro l’anima.
Lo siamo stati a quella festa in cui tutti erano un pò ubriachi e/o fatti e noi non sapevamo cosa fare, quando ci siamo ritrovati di fronte alla scelta di essere accettati dal gruppo ed essere come loro o dare ascolto alla nostra coscienza e continuare ad essere un outsider, la ragazzina perfettina un pò noiosetta che al massimo beve Coca Cola e non tocca una sigaretta neanche a pagarla oro, quella tanto timida da sembrare algida, distaccata dal mondo, persa nelle sue fantasie.
Lo siamo stati quando abbiamo organizzato feste fighe a casa semplicemente per creare una giusta immagine di noi stesse, per farci notare dal ragazzetto che sembra guardare tutte tranne te, per sentire il nostro nome associato a complimenti ridondanti che a diciassette anni ti fanno sentire semplicemente grande.
Siamo tutti un pò Hannah Baker dentro l’anima.
Anche se non abbiamo più diciassette anni e non andiamo più al liceo; persi in quella solitudine paralizzante che ci rende fragili e vulnerabili, quel bisogno di essere capiti, di ricevere quella parola di conforto che sembra non arrivare mai. Siamo Hannah quando aspettiamo quel messaggio che non arriva, quando cerchiamo quell’amica che non ha più tempo per noi, quando il nostro mondo sembra crollare pezzo dopo pezzo e continuiamo a nasconderci dietro ad un finto sorriso, quando nessuno si rende conto della lotta che affrontiamo ogni giorno, delle ferite che ci lacerano l’anima, delle lacrime che rigano il nostro viso quando crediamo che nessuno ci stia guardando.
Siamo Hannah quando mentiamo dicendo che va tutto bene, quando ascoltiamo i problemi degli altri senza assecondare il bisogno di urlare che ci dilania dall’interno; quando restiamo paralizzati cercando di ricordare quanto sia facile respirare, quando stringiamo le mani a pugno per smettere di farle tremare, quando mordiamo le labbra per bloccare le parole che temiamo possano uscire. Siamo Hannah quando teniamo insieme i pezzi di noi stesse con la colla e con lo scotch vivendo nella costante paura che le nostre crepe mostrino agli altri quanto siamo realmente danneggiate, quando ci perdiamo con lo sguardo fisso nel vuoto cercando di tenere il mondo fuori, o quanto meno di illuderci di poterlo fare, almeno per un pò, quanto basta per riuscire a far tornare il respiro regolare. Almeno per questa volta.
Siamo Hannah quando cerchiamo di apparire normali mentre affrontiamo le piccole battaglie di ogni giorno, quando ci nascondiamo dietro a grossi occhiali da sole nella speranza che non si noti quanto ci sentiamo perse nell’affrontare cose nuove, persone nuove, luoghi diversi da quelli familiari. Quando cerchiamo di essere easy nell’affrontare un nuovo lavoro, nuovi colleghi, nuove difficoltà ma in realtà la paura più grande resta quella di non piacere, di essere quella che parla troppo o troppo poco, quella che non sa stare al gioco o ci sta troppo facilmente.
Siamo Hannah quando ci sentiamo invisibili agli occhi del mondo, quando decidiamo di esserlo almeno per un poco, quando il nostro silenzio è pieno di parole che nessuno ha voglia di ascoltare, quando i pensieri fanno male e ogni battito del nostro cuore è una pugnalata in pieno petto. Quando siamo vivi fuori ma sempre più morti dentro!
Siamo Hannah…sono Hannah.
Ogni giorno un poco in più, ma non mi basterebbero 7 musicassette per raccontarvi le ragioni per cui la vita proprio non ce la fa ad andare come vorrei, come in un mondo ideale dovrebbero andare, come semplicemente sarebbe giusto andasse. Almeno per un po’.
Sono Hannah…eppure, in questo mondo dove ognuno di noi è sia vittima che carnefice, non posso negare di essere anche Justin, Jessica, Zach e Clay; e non potete farlo neanche voi. La verità è che nessuno sa cosa succede davvero nella vita di un altro e tu non saprai mai quanto i tuoi comportamenti incidono sulla vita degli altri. Chi di noi non ha mai mentito? Chi non ha mai ingigantito una storia semplicemente spinto da un desiderio di accettazione? Chi non ha alterato la realtà per salvare la propria di faccia senza pensare alle conseguenze? Chi non ha ceduto al richiamo dell’amore, al canto infame ed incantatore della gelosia, al dolce amaro sapore della vendetta? Chi non ha mai ignorato una richiesta d’aiuto perchè troppo preso dai propri pensieri, dai propri problemi, dalla propria vita?
Chi di noi è davvero innocente?
Fantastico! Ho letto il libro ed aspettavo da tanto un film ma…addirittura una serie tv. Mi hanno sconvolta, spero solo che riesca ad essere all’altezza di quel capolavoro.
Comunque, completamente d’accordo con questo articolo
"Mi piace"Piace a 1 persona
Io ora voglio leggere il libro!se non erro c’è qlk differenza rispetto alla serie tv e sono molto curiosa di scoprirle 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ho iniziato a guardare questa serie da alcuni giorni… non è male
"Mi piace"Piace a 1 persona
A me è piaciuta molto! Ho iniziato il libro ma quello non mi sta entusiasmando
"Mi piace"Piace a 1 persona
Io ancora sono alle 6 puntata
"Mi piace""Mi piace"
Ho appena finito di guardare la serie, e ho cercato su google questa frase ” io mi sento come hannah baker” e ho trovato il tuo blog. Non ti conosco, nè tu conosci me, ma quanta verità c’è nelle tue parole è impossibile spiegarlo a parole.
Beh complimenti (?) si dice così? Non lo so.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie mille!!! Ricorda che sei/siamo più forti di Hannah Baker…nonostante tutto.
"Mi piace""Mi piace"